Membro di vari collettivi (mi piace ricordare, soprattutto i Deehoof), Chris ha già una carriera in proprio alle spalle, considerata buona, ma che alla fine non viene apprezzata per il reale valore.
Il suo terzo album da solista, è una meditata riflessione sulla vita e sulla famiglia, influenzata in qualche misura dalla notturna colonna sonora di “Falcon And The Snowman” – firmata da Pat Metheny e contenente la hit “This is not America” con David Bowie – come dall’epoca d’oro di un grande compositore electro-pop come Thomas Dolby. Chris Cohen ha così messo a punto il suo personale capolavoro, realizzato negli ultimi due anni in diversi luoghi della California con l’aiuto di Katy Davidson (Cara Nora), Luke Csehak (Happy Jawbone Family Band), Zach Phillips e il sassofonista Kasey Knudsen.
La sua fonte di ispirazione primaria va ricercata nel cantautorato degli anni sessanta, quella che si abbeverava alla sorgente della psichedelia, anche se rinchiuderlo solamente in questo ambito sarebbe un peccato, nella sua musica non ci sono solamente i vari David Crosby, Syd Barrett, Donovan e Robert Wyatt.
Come detto la fonte primaria per la realizzazione dell’album in questione e rappresentata dalla sofferenza per aver assistito al disgregarsi del matrimonio dei propri genitori dopo cinquant’anni.
Un lavoro che viene dal profondo dell’anima e quindi non facile da realizzare senza andare incontro alla sofferenza.
Stilisticamente si assiste ad un uso esagerato di chitarre arpeggiate, saxofoni che svisano ricordandoci quanto fosse piacevole ascoltare il west coast jazz, quindi tutto perfetto e di gran classe, percussioni leggere che non coprono la voce del nostro che risalta per profondità in ogni passaggio dell’opera.
Potrebbe risultare stucchevole, ma mi è piaciuto parecchio, a volte si ha bisogno della semplicità!!!


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