Cover album CALEB CAUDLE- “Better Hurry Up”In America è sempre possibile pescare nel mare magnum del cantautorato e trovare personaggi di cui fino ad un attimo prima non si conosceva nulla. Questa volta è il turno di Caleb Caudle, cantautore di impronta rock, proveniente dal North Carolina e sicuramente non di primo pelo visto che calca i palcoscenici da oltre una decina d’anni e il suo nuovo disco, “Better hurry up”, è l’ottavo della serie. Caleb ci propone una musica che ha basi solide, un suono ben studiato, una strumentazione classica in cui tutti gli strumentisti hanno lo spazio per mettersi in mostra e, soprattutto, presenta belle canzoni.

Caudle è uno che non ha lesinato sforzi per arrivare dove è oggi, ha calcato i palchi secondari delle periferie conducendo una dura vita on the road, come molti dei troubadour che stanno alla base dei suoi gusti musicali. Ha ascoltato montagne di dischi, ha letto biografie di coloro che lo interessavano in modo da carpire tutti i segreti necessari per poter intraprendere la carriera di songwriter. Tutto questo lo ha portato, al termine del suo viaggio esplorativo, a New Orleans luogo in cui è sprofondato in una dipendenza da alcolici che lo stava conducendo al limite di un precipizio, che solo le amorevoli cure della moglie Lauren sono riuscite a rimetterlo in carreggiata facendo ripartire la sua carriera discografica circa sei anni fa. Da allora il nostro ha dato alle stampe quattro album compreso questo di cui andrò a raccontarvi tra poco. Si tratta di un lavoro, come molti altri recensiti in queste ultime settimane, uscito in piena pandemia e che lo costringerà a non poterlo supportare on stage, visto che i numerosi impegni live atti a promuoverlo sono stati cancellati. Un vero peccato perché il disco è molto ben costruito, ispirato nella composizione e si muove tra ballate ricche di sapori e profumi e coinvolgenti brani rock. Certo niente di nuovo che faccia gridare al miracolo, ma è bene tenere d’acconto simili musicisti orientati al cantautorato perché riescono sempre ad offrirci buona sensazioni, che è quello che importa principalmente.

Canta di libertà Caleb Caudle in “Better Hurry Up”, il suo ottavo disco in carriera. E mai come in questo momento sembra una parola chiave, basilare, oggi e per il nostro incerto futuro. E la libertà di viaggiare ha segnato la sua carriera. La vera svolta per la sua musica la incontrò a New Orleans dove sviluppò anche l’amore per il groove nero in una delle capitali mondiali del ritmo. Nel 2014, tornato nella sua Carolina Del Nord anche l’amore è a una svolta importante: conosce Lauren che risulterà determinante per vincere la sua battaglia contro l’alcolismo come detto in precedenza. Con la sua compagna l’anno scorso si è spostato a Nashville (altra città dove la musica la incontri sull’uscio di casa) dove ha preso forma questo disco. È nato nella famosa Cabin che Johnny Cash fece costruire nel 1979, un posto magico, pieno di cimeli, che non può che fare bene a chiunque decida di entrarci, di cui il buon Caleb si è sicuramente giovato. Se poi aggiungiamo personaggi di primo piano della musica americana che vi hanno lavorato, questo rischia di diventare uno dei dischi di Americana più importanti di questo periodo. John Jackson dei Jayhawks in produzione, e il famoso compagno di band Gary Louis come ospite sono già un buon lasciapassare verso i piani alti.

E poi ancora Pat Sansone (Wilco), Elizabeth Cook, Dennis Crouch, Russ Pahl, John Paul White e tanti altri, arricchiscono la lista nei credits.

Il suono nero e gospel della title track , le chitarre spigolose di “Call It A Day” , il folk di “Regular Riot” e “Front Porch”, l’oscurità di “Dirty Curtain”, il country blues di “Let’s Get”, il rock chitarristico di “Monte Carlo” e “Reach Down” che ricordano tanto John Mellencamp, la west coast country di “Freelin’ Free”, il country pop di “Wait A Minute”, la ballata a tutta pedal steel di “Bigger Oceans”, mettono in fila lo straordinario e ampio spettro musicale di Caleb Caudle.

Armonie vocali eccellenti e strumentazione calda e avvolgente, niente di meglio per farci trascorrere momenti in cui la mente viaggia in piena libertà. C’è un gran bisogno di simili dischi!!!


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