Una volta si diceva che le antologie erano fatte per quei musicisti ricordati per le loro singole canzoni oppure per i singoli. Non è questo il caso, per cui si sarebbe suggerito di acquistare i vari album.
Oggi le condizioni di mercato sono variate per cui ci sta che un personaggio come Barry Adamson possa vedere sul mercato un “Best of” per celebrarne la quarantennale carriera.
Il nostro ha avuto una certa rilevanza artistica nel movimento post-punk, fece parte sia dei Magazine che dei primi Bad Seeds, per cui questa antologia ci può dare un’idea del percorso artistico di Barry.
I brani, diciassette in tutto, mettono in mostra una notevole solidità di scrittura e prendono in considerazione dal debutto nel 1978 con I Magazine di “Real Life”, ai suoi lavori come membro fondatore dei Bad Seeds assieme a Nick Cave passando attraverso I suoi 9 album solisti e poi un brano completamente inedito “The Hummingbird”, che nulla toglie oppure aggiunge al resto del menù.
Al tempo fece una scelta coraggiosa ad abbandonare Nick Cave, ma la musica che aveva in testa mal si conciliava con quella dei Seeds. La sua idea era quelle di dare forma sonora a colonne sonore immaginarie, molto prima che ciò diventasse genere, tuffarsi in una forma compositiva di jazz-noir, dare vita ad atmosfere algide e sospese che si percepiscono tra gli accordi dei pezzi.
Un lavoro che consiglio a chi di Adamson non possiede nulla, in modo che possa rendersi conto di avere a che fare con una delle voci più personali e tenebrose della musica inglese.


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