ARTISTI VARI: “Blue Note Re:imagined” cover albumFondata nel 1939, Blue Note Records è tra le più iconiche e influenti delle etichette jazz. Durante il suo apice, ha visto le uscite dei vertici della scena tra cui Miles Davis, John Coltrane, Cannonball Adderley, Wayne Shorter, Eric Dolphy, Art Blakey, Horace Silver … l’elenco dei luminari continua. La popolarità del jazz ha colto una nuova ondata attraverso il campionamento, l’hip hop e la musica dance alla fine del XX secolo, quando i fan più giovani hanno scoperto le fonti che successivamente hanno rinvigorito l’interesse per gli originali. Nel 2020, il genere è tornato di nuovo.

Gli ultimi anni hanno visto di nuovo i riflettori sulla musica jazz originale, con la scena britannica in particolare testimone di una rinascita fiorente con una schiera audace di giovani musicisti che portano avanti il ​​jazz per la prossima generazione. Nella nuova compilation “Blue Note Re: imagined”, l’etichetta titolare riunisce alcuni di questi giovani talenti più eccitanti per rielaborare brani originariamente creati da alcuni dei suoi artisti più leggendari.

In passato l’estetica del jazz è stata dipinta dagli arrangiatori (Fletcher Henderson, Pete Rugolo, Nelson Riddle, Marty Paich) oltre a questi appena citati non bisogna scordarsi dei fuoriclasse rappresentati da Billy Strayhorn, Thad Jones, Quincy Jones e Gil Evans. Oggigiorno quell’importanza la hanno assunta i DJ, che determinano il suono, l’armonia, la ritmica. Iniziò Gilles Peterson tra la fine degli eighties e l’inizio della decade successiva con l’acid jazz, seguito da Guru con i suoi Jazzmatazz, poi irruppero sulla scena i francesi MC Solaar e St Germain, il nostro Nicola Conte per arrivare, in tempi recenti, a Madlib e all’attuale scena londinese.

È interessante notare che la traccia di apertura è un perfetto esempio del contributo che il campionamento ha avuto nel portare il jazz alla generazione successiva. L’originale “Rose Rouge” di St Germain ha trasformato campioni da “Take Five” di Dave Brubeck e la voce dalla versione live di “Woman Of the Ghetto” di Marlena Shaw in un classico della jazz house nel 2000. La vincitrice del premio Brit Jorja Smith lo rielabora qui come una jam dal vivo, riffando occasionalmente improvvisazioni sul memorabile sample di Shaw ‘Unisci le mani una volta … Voglio che ti riunisci’ con la band che esplora gli spunti melodici dell’originale e mette il proprio timbro sul procedimento.

Poppy Ajudha, Yazmin Lacey, Jordan Rakei e una versione meravigliosamente bizzarra di “Illusion” di Skinny Pelembe; tutti presentano contributi lirici freschi sulle loro cover piene di sentimento, mentre Shabaka Hutchings (una delle figure più iconiche del rinascimento del jazz; gruppi in veste di leader quali Sons of Kemet e Shabaka and the Ancestors, oltre ad essere un membro e portare un importante contributo ai The Comet Is Coming e Melt Yourself Down), Nubya Garcia e Alfa Mist forniscono un forte contributo strumentale. L’influenza del jazz sull’hip hop e viceversa è chiaramente dimostrata dal duo ‘jazztronica’ Blue Lab Beats, Mr Jukes (il frontman del Bombay Bicycle Club Jack Steadman) e l’acclamato Ezra Collective che pongono la loro attenzione al centro dei ritmi.

A chiudere la compilation l’interpretazione più originale e innovativa del set. Emma Jean Thackray prende sia “Speak No Evil” di Wayne Shorter che la title track del suo album “Night Dreamer” del 1964 e li trasforma in un inno da broken-house completo dei suoi nuovi testi e voci. È un brano straordinario e un sublime esempio di come passato e presente possano combinarsi per creare qualcosa di senza tempo.

“Blue Note Re: imagined” è un documento solidamente innovativo, divertente e accessibile che mostra questa nuova generazione di musicisti jazz britannici, e anche un ottimo punto di partenza per i nuovi convertiti per esplorare i vasti tesori del catalogo Blue Note.


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