ANIMAL COLLECTIVE: “Crestone” cover albumSono tornati gli Animal Collective con la colonna sonora di “Crestone”, docu-film scritto, prodotto e diretto da Marnie Ellen Hertzler in collaborazione con Memory, uscito il 16 febbraio 2021. Il documentario segue la storia di alcuni Soundcloud rapper che vivono in solitudine nel deserto del Colorado (che dà nome alla pellicola) coltivando erba e caricando musica su internet. La soundtrack, curata dall’iconica band statunitense, ha seguito l’uscita di qualche giorno, vedendo la luce il 19 febbraio via Domino Soundtracks.

Siamo distanti dal pop intenso, palpitante e sperimentale del gruppo americano. Non aspettatevi cose quali “Merryweather Post Pavillon” e “Painting with” perché siamo al cospetto di una musica che funge da accompagnamento sonoro alle immagini del documentario. “Crestone” non è il primo lavoro su commissione del collettivo, che in passato ha pubblicato “Tangerine Reef” (2018) in collaborazione con Coral Morphologic, “Transverse Temporal Gyrus” (2012) ovvero le musiche per un’installazione al Guggenheim e “ODDSAC” (2010), questi ultimi entrambi in collaborazione con l’artista visuale Danny Perez. Questo composto da Josh ‘Deakin’ e Brian ‘Geologist’ Weitz, specifica la press, è il primo score realizzato per un film.

La colonna sonora è accreditata ad Animal Collective, anche se sembra che i membri della band Deakin e Geologist abbiano prodotto il tutto senza il coinvolgimento di Avey Tare o Panda Bear. Le loro tracce sono il tipo di strumentali nebbiosi, woozy, psichedelici che l’argomento richiede. Si notano bozzetti puri quali “Dome Yard” e “Zapata Fallls”, vibrazioni di strumenti a corda distorte come in “Wake up Ryan” e fluttuazioni liquide (“Boxing & Breathing”).

Una volta che si è penetrata la materia e ci si orienta maggiormente, lo spirito del gruppo viene a galla e quel rapporto con la natura, che li ha sempre caratterizzati, ancora una volta prende corpo. È il sogno americano della fuga dalla città in cui si incontrano l’ambient e quel misticismo sonoro ancestrale che invoca lo spirito degli avi.

La forma canzone è del tutto assente, non necessaria, i brani si susseguono e si incastrano in esili trame, ma i momenti migliori sono quelli in cui le tracce hanno durata maggiore come accade in “Sand that Moves” in cui domina un delicato ed inebriante arpeggiare, oppure nel minimalismo tastieristico di “Cotton Candy Sky (Dead God Theme)”.

Ciò che colpisce è quel senso di pace e serenità che viene riconquistata nel deserto, a cui è difficile distaccarsi, soprattutto a causa dei tempi che stiamo vivendo e delle situazioni che affrontiamo quotidianamente!!!


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