Cover album AMBROSE AKINMUSIRE- “On The Tender Spot Of Every Calloused Moment”Ambrose Akinmusire, classe 1982, un curriculum da fare invidia a quasi tutti i musicisti del mondo (si diploma a 18 anni, sfonda alla Manhattan School of Jazz che non ne ha ancora compiuti 23, collabora con Hancock e Shorter quando ne ha appena compiuti 25), capacità tecniche che gli consentono di giocare in un campionato a parte, l’ammirazione incondizionata di tutto l’estabilishment, anche critico, del jazz. Tutto questo lo avrebbe potuto portare a fare la fine di Wynton Marsalis, cioè uno che si specchia nella propria bravura e si è sempre fatto trascinare dalle sue qualità tecniche invece che usufruirne per dare un nuovo impulso al jazz. Anche l’aspetto da persona agiata, da diplomato alla Manhattan School of Jazz, concorrevano a poter fare di lui un epigono del ‘marsalismo’. Fortunatamente ciò non è avvenuto, perché Akinmusire ha recuperato i canoni estetici di una certa tradizione latamente post-bop catapultandoli negli anni ’10, aprendo le porte al dominio incontrastato della BAM, ancorché declinata in forme meno anticonvenzionali rispetto ad altri correligionari. È divenuto una sorta di ‘rockstar’ del nuovo jazz, riesce ad essere originale e ricercato senza per questo divenire inaccessibile all’ascolto.

Era reduce da un disco di grande qualità, al primo posto delle classifiche di fine anno nel 2018 per tante testate critiche. Era lecito attendersi che, dopo “Origami harvest”, ci potesse essere un momento di transizione, un album interlocutorio. Invece anche il nuovo “On the tender spot of every calloused moment” mette in mostra un artista che continua a spingersi in avanti prendendo come riferimento quel mondo ossequioso della tradizione, ma ribelle di cui Archie Shepp è un esempio, ma anche quel tipo di musica d’avanguardia che ha avuto nell’ AACM la sua più fulgida espressione.

Notevole la formazione (con lui da diversi anni) che lo accompagna: il pianista e tastierista Sam Harris, il contrabbassista Harish Raghava e il batterista Justin Brown. in più ci sono un paio di ospiti che sveleremo nel corso della recensione.

“Tide Of Hyacinth” è il grande proemio e una sorta di manifesto: la tromba si muove in equilibrio tra il sofisticato universo estetico davisiano (le note pulite, la melodia) e la maggiore irruenza di Roscoe Mitchell; le percussioni ci ricordano che siamo nel 2020 e che l’afrojazz è tornato a spopolare, così come l’afro/cuban rap in lingua Yoruba di Jesus Diaz, che trasforma il primo brano in un capolavoro della BAM. In “Yessss” rimaniamo incantati nel percepire un riferimento a Lester Bowie che si addentra nei paesaggi canterburiani, mentre in “Cynical sideliners”, in duo con Genevieve Artadi, non possiamo fare a meno di notare istanze minimali che il leader offre al fender rhodes che sfiorano i sussurri dolci ed allucinati del vocalismo dell’ospite. “Mr. Roscoe” è chiarissima sin dal titolo e il tema, angolare e contorto, ma sempre leggibile, è preso in prestito proprio dal Mitchell meno sperimentale; le stesse considerazioni valgono per “Reset (Quiet Victories & Celebrated Defeats)”, wheeleeriana come non mai, rarefatta eppure nervosa, capace di muoversi quasi in orbita Spring Heel Jack, con la tromba che canta solitaria dentro un buco nero. “4623” è il breve proclama braxtoniano (del resto si parla di Chicago e AACM), che sfocia in “Roy” dedicata all’amico Roy Hargrove scomparso nel 2018, un esempio di soul raccolto, più convenzionale, ma nel migliore dei significati possibili. “Blues (We Measure The Heart With A Fist)” dice qualcosa con il titolo, ma è chiaro che trasporta il blues su un piano diverso, che galleggia tra la precisione diagrammatica e al tempo stesso radicale di Braxton e certi astrusi collage dell’Art Ensemble Of Chicago. La chiusura è affidata a “Hooded procession (read the names outloud)” in cui Ambrose ci cimenta, solitario, al piano elettrico e riporta alla mente le escursioni ambient di Brian Eno in “Music for airports”.

Un album che dimostra come il jazz si nutra di tutta la materia sonora disponibile, degli stimoli che provengono da tutti i luoghi della terra e tragga ispirazione da qualsiasi epoca. Superate ogni preconcetto possiate avere nei confronti del jazz, perché in questo disco è contenuta una forma musicale ricca di spunti e creatività!!!


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