YEULE – ‘Glitch Princess’ cover albumYEULE, ovvero Nat Cmiel, è nata a Singapore alla fine degli anni ’90, in seguito si è trasferita a Londra per studiare arte e moda. Proprio in Inghilterra ha iniziato a costruirsi una carriera come musicista e artista totale grazie all’utilizzo dei nuovi media.

”Glitch Princess” ed il primo singolo “Don’t Be So Hard on Your Own Beauty” sono fortemente influenzati dalle colonne sonore dei video game, dall’ambient elettronica e dallo shoegaze sperimentale, a cui Yeule aggiunge un modo di cantare unico nel suo genere.

Il nuovo rilascio arriva a soli due anni di distanza da “Serotonic II”, che aveva iniziato i media indipendenti al culto online dell’artista. Gocciolando di messaggi di errore, codici informatici difettosi e melodie introspettive, ci guida attraverso la loro connessione intensa e complessa con le realtà virtuali e il mondo reale come lo conosciamo.

Nat ci tiene a precisare la sua natura non binaria e plurale come persona, artista e cyborg, cresciuta online davanti al monitor del suo computer stringendo relazioni attraverso le convenzioni sociali di un hikikomori.

‘Cosa ti mette a disagio?’, Yeule chiede in “Flowers Are Dead”, e sembra che l’intera seconda uscita sia un’esplorazione di questi confini. Prendono l’interrogativo del disco al suo interno; attraverso paesaggi sonori elettronici e melodie intrecciate e introspettive (oltre ovviamente a effetti sonori surreali e interruzioni a 8 bit), sembrano interrogare la condizione umana – o disumana.

L’identità è al centro dell’attenzione, a cominciare dalla descrizione personale, accuratamente enunciata, dell’apertura “My Name Is Nat Çmiel”, un’introduzione timida e artificiosa alla multiforme personalità artistica della nativa di Singapore.

Sebbene l’apertura sia forse la prefazione più ovvia, ma meno esplorativa, il resto di “Glitch Princess” sfoglia uno schedario delle sembianze della nostra – dalla dolce atmosfera fannullona-pop di “Don’t Be So Hard On Your Own Beauty” (una delle offerte più convenzionali del disco) agli strati inquietanti di “Friendly Machine”. Non c’è niente nell’offerta che sia facile o comodo da ascoltare, ma è così meticolosamente costruito e così grezzo in ogni frammento dell’esistenza che Nat espone che i suoi momenti più sconcertanti diventano i più commoventi.

“Glitch Princess” è un’ondata di emozioni non diluite e un reindirizzamento dell’energia caotica di Yeule in versi e un’opportunità per affrontare i propri vizi. E, si spera, continuerà a farci dubitare di questo con molte altre imprese esplorative a venire!!!


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