WORKING MEN’S CLUB – ‘Fear Fear’ cover albumI Working Men’s Club fanno seguito al loro omonimo debutto del 2020 con “Fear Fear”, uscito il 15 luglio su Heavenly Recordings.

Il tanto atteso esordio è stato leggermente ritardato a causa della pandemia, arrivando infine ad ottobre 2020 tra i primi lockdown. Descritto come ‘Il suono del cantante e cantautore Syd Minsky-Sargeant che elabora una vita da adolescente a Todmorden nell’Alta Calder Valley’, è stato un rilascio gradito, rinfrescante ed edificante e ciò che era necessario in quel momento.

Alcuni dei brani di “Fear Fear”, sono leggermente precedenti a quella pubblicazione, con il frontman che ha inviato le demo alla Heavenly il giorno in cui è stato rilasciato l’album precedente. Presentando il lavoro, spiega: ‘Il titolo riassume uno stato d’animo che esiste da 18 mesi – e, in effetti, da molto più tempo. C’è un tipo miserabile di guerra in corso. Le persone hanno paura delle cose a parte il coronavirus. Documenta il tempo durante il blocco in una certa misura, ma non si tratta solo di questo. Il primo disco era principalmente una documentazione personale dal punto di vista dei testi, questa è una sfocatura tra la prospettiva personale e quella in terza persona di ciò che stava succedendo’.

L’opener “19” si adatta perfettamente al conto, è leggermente inquietante con la sua apertura strumentale estesa che ha una prima sensazione di Human League, specialmente con gli eventuali versi principalmente parlati. È un po’ pigro fare paragoni, tuttavia è chiaro fin dall’inizio che l’artista ha assorbito influenze e sperimentato mentre lavorava con il produttore di Sheffield, Ross Orton. Erano così prolifici che questo avrebbe potuto essere un doppio LP, tuttavia è forse meglio che sia stato mantenuto a 48 minuti in modo da non togliere l’intensità.

Quello che mi piace davvero del disco è la sicurezza in cui fa davvero quello che vuole, puoi sentire i cenni ai Kraftwerk; elettronica anni ’80; New Order; Depeche Mode; Propaganda ecc. in tutte le canzoni, con musica allegra ed edificante alla base di testi occasionalmente davvero oscuri, che si trovano da qualche parte tra i classici dei club e la musica televisiva inconsueta.

Il miglior esempio sarebbe l’epico “Cut” dal suono scintillante con il suo ritmo motorik che potresti immaginare in un episodio di “Tomorrow’s World”. Dopo ripetuti ascolti direi che questo è un passo avanti rispetto al debutto e che durerà. Non vedo l’ora di vedere la band eseguire l’album, anche se è chiaramente ben mixato, si tradurrà anche in un ambiente dal vivo. L’ultima parola piuttosto umile di Minsky-Sargeant sul nuovo rilascio, almeno per ora, è ‘Abbiamo appena deciso di realizzare l’LP con il miglior suono possibile’. Lavoro fatto!!!


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