William Parker non fa nulla su piccola scala. Il celebre bassista e compositore jazz contemporaneo ha pubblicato numerosi album ogni anno solare e ognuno è espansivo quanto l’ultimo in termini di suono e quantità. Dei tre lavori che ha pubblicato nel 2021, uno di loro, “Migration of Silence Into and Out of the Tone World”, era composto di dieci CD. Il suo staff è sempre pieno di talenti di prim’ordine disposti ad affrontare le sue sfide frontalmente, creando lastre singolarmente monumentali di free jazz che delizierebbero o frustrerebbero chiunque sia disposto a mettere da parte il tempo e lo sforzo mentale per tuffarsi in uno qualsiasi dei lavori più recenti. “Universal Tonality” è il titolo che il biografo Cisco Bradley ha scelto per il suo libro sulla vita e il lavoro di Parker ed è il titolo dell’ultimo doppio rilascio di William, una registrazione che si tiene nella tasca posteriore dei pantaloni da quasi 20 anni. È un sorprendente promemoria del fatto che si può godere di un concetto nobile anche se non si comprende appieno il suo significato.
“Universal Tonality” non è tanto una composizione su larga scala quanto un blob di musica di 110 minuti che in qualche modo è nato in circostanze nebulose. Il contrabbassista è accreditato come compositore di questi sei movimenti, ma le sue note di copertina suggeriscono che è disposto a concedere crediti non ufficiali agli altri 16 musicisti che hanno partecipato, anche se nel suo modo un po’ astratto. Ma concentriamoci su ciò che è importante, come avere il trombonista Steve Swell e il chitarrista Joe Morris nella stessa stanza, il sassofonista Daniel Carter e il batterista Gerald Cleaver pure loro presenti, l’inimitabile presenza vocale di Leena Conquest e l’inclusione del compianto Billy Bang, il visionario violinista che ha subito una morte prematura all’età di 63 anni. Questo graffia a malapena la superficie del personale, sebbene il nostro dia ad ogni individuo una generosa quantità di inchiostro e supporto nelle note di copertina. Se non sai nulla del komungo o del koto, William ti copre mentre descrive gli strumenti e loda Jin Hi Kim e Miya Masaoka.
La raccolta è composta da sei tracce, alcune con parentesi criptiche, come “Cloud Texture (death has died today)” e “All Entrances (it is for you the sun rises)”. La composizione più breve dura dieci minuti. Mentre l’ascoltatore è certamente libero di entrare in qualsiasi vecchio posto in questo doppio set, “Universal Tonality” è vissuta al meglio in modo olistico. Anche se un lungo album free jazz con versi parlati che menzionano senape e nomi di Coleman Hawkins sono annidati in titoli con ‘sottotitoli’ che dicono cose come ‘[t]he coperte sono piene di tristezza’ può sembrare pretenzioso, ma ecco il punto: non lo è. Non deve essere. Spegni il lato analitico della tua mente fin dall’inizio e sarai piacevolmente sopraffatto dal suono.
Essendo un ascolto così lungo, l’opera non rimane in un posto troppo a lungo. Ci sono momenti di ispirazione Ornette Coleman, momenti silenziosamente tesi di azione ribollente e quasi tutto il resto. “Cloud Texture”, la traccia più lunga con 31 minuti, racchiude la varietà più sonora e dinamica nel mix. Al contrario, l’apertura “Tails of a Peacock” presenta solo Swell al trombone, Parker al basso e Jerome Cooper alle percussioni. Ma se il suono viene riempito da tre musicisti o da 17 musicisti, è tutto eseguito con lo stesso spirito di libertà e telepatia musicale.
Il fatto che il nuovo sforzo finisca o meno per essere una delle sue opere più significative non è il modo migliore per valutarlo. Invece, fatti coinvolgere e prendi nota di come ti parla. Se ti confonde o ti agita, salvalo per un altro giorno. Se anche una frazione di esso inizia a eccitarti, potresti essere coinvolto in qualcosa. Il grande jazzista ha scritto e registrato così tanta musica nel corso dei decenni che sta diventando impossibile metterli l’uno contro l’altro. Rimane un fatto oggettivo, ed è che aggrapparsi a “Universal Tonality” per 20 anni è al limite della follia!!!
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