Registrato in appena quattro giorni da Dan Carey (Kate Tempest, black midi, Fontaines DC) il secondo album dei Warmduscher per Leaf Label rischia di essere uno di quei classici colpi di coda di fine anno. L’attitudine è post-punk, dissacrante, ma le influenze molteplici: dal primigenio hip hop alla mutant disco, passando ovviamente per no wave e punk funk.
Nati in pratica da una costola di Fat White Family, i nostri si pongono al centro di una potenziale ibridazione tra Kool Keith ed Iggy Pop, entrambi prestigiosi ospiti del disco. Fanno quindi parte di quel fertile sottobosco londinese, poco propenso alle facili concessioni. Abbiamo parlato di un paio di ospitate, ma i nostri non hanno alcun bisogno di nomi conosciuti per piazzare colpi vincenti. Basterebbe considerare un paio di pezzi per rendersene conto. Infatti sia l’eccellente funk depravato di “Midnight dipper” che il visionario pezzo “Disco peanuts” sono li a dimostrare le qualità del gruppo.
Non aspettatevi però una omogeneità sonora per tutta la durata dell’album, non è nel loro interesse mantenerla. “The chimp” è un attacco al fulmicotone in salsa noise, mentre “Grape face” richiama alla mente un Mark E. Smith che si vede accompagnato dai Cramps piuttosto che dai The Fall.
Chiude la raccolta “Tiny letters” in cui il cantante Clams Baker III ci delizia con un parlato dai toni bassissimi all’interno di sonorità anni ’50.
Bravi nel rendere idea dei nostri tempi frenetici attraverso la presentazione di stili diversi , senza focalizzarsi su alcuni di essi, si mostrano molto divertenti anche se leggermente nevrotici. È come sintonizzarsi su una radio dalle frequenze disturbate.
Velenosi e groovy al tempo stesso!!!


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