VICTOR WAINWRIGHT AND THE TRAIN- “Memphis Loud” cover albumTrovate un momento per sedervi con la vostra cuffia o davanti ai vostri altoparlanti preferiti, alzate il volume e ascoltate’. E’ il semplice suggerimento che Victor Wainwright ci offre a proposito del suo nuovo album “Memphis Loud”, virtuale viaggio a bordo di un vecchio treno a vapore e attraverso l’America, le sue città e i suoi svariati generi musicali. Il trentanovenne cantautore e pianista originario di Savannah, Georgia, e da tempo trasferitosi a Memphis si dimostra anche stavolta un abilissimo ed entusiasta miscelatore di boogie woogie, honky tonk, blues, jazz, rock and roll e persino psichedelia, ben coadiuvato dal coproduttore Dave Gross e da un notevole stuolo di amici e di ospiti: ecco la solida, pimpante e raffinata sezione ritmica con Billy Dean alla batteria e Terrence Grayson al basso, Pat Harrington e Greg Gumpel alla chitarra (in un paio di brani anche Monster Mike Welch), una piccola ma efficiente sezione fiati con Mark Earley sax e Doug Woolverton alla tromba, qualche altro ospite sparso ad armonica, organo e percussioni, oltre ad una nutrita pattuglia di “vocalist” aggiunti.

Victor è considerato un piccolo genietto oppure un grande artigiano, ma di fronte all’album in questione possiamo passare oltre su come giudicarlo, perché siamo al cospetto di un lavoro di musica roots del Sud degli States, uno stile che spazia con assoluta nonchalance dal blues, financo il jump blues, passando per il big band swing, il rock and roll, le ballate ora jazzy e notturne, ora malinconiche, una abbondante razione di Gumbo da New Orleans, il R&B e il soul di Memphis, ricordati nel titolo del CD e qualsiasi altro genere gli passi per la testa, boogie woogie, barrelhouse, gospel, voi li pensate, lui e la sua band li eseguono. Su tutto si eleva la voce del nostro duttile e malleabile, in grado di spaziare in timbriche che possono ricordare Dr. John, Leon Russell, Fats Domino, Little Richard, è anche, alla pari degli illustri colleghi appena citati, un organista e, soprattutto, un pianista sopraffino, vincitore non a caso del Pinetop Perkins Award, ma efficiente anche a piano elettrico e all’occorrenza lap steel e mellotron.

Il ‘wall of sound’ dell’iniziale e vigorosa “Mississippi” apre una festa di suoni e di colori da cui traspirano tutta l’immediatezza, l’eccitazione e l’entusiasmo della presa diretta e della registrazione dal vivo in studio, e tutte le successive fermate del suo immaginario e sbuffante mezzo di locomozione – gli irresistibili riff fiatistici di “Walk The Walk”, lo stantuffo ritmico e pianistico di “Memphis Loud”, le molteplici voci, i suoni e i profumi di New Orleans condensati in “Sing”, la toccante melodia di “Disappear”, l’intreccio solare di piano e chitarre di “Creek Don’t Rise”, il ritmo funky, il clavinet e il Wurlitzer di “Golden Rule”, la dolce malinconia di “America”, lo humour di “South End Of A North Bound Mule”, il lacerante assolo di sax di “Recovery”, l’ode al fedele compagno a quattro zampe di “My Dog Riley”, la chiusura in crescendo dell’epica e consolatoria “Reconcile”- disegnano ‘il meraviglioso e tortuoso tragitto che la musica delle radici ci può offrire, consentendoci di arrivare tutti insieme, e felicemente, alla stessa destinazione’.

Amanti del rock americano in tutte le sue diramazioni aprite le orecchie e divertitivi con Victor Wainwright!!!


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