VALERIE JUNE: “The Moon And Stars: Prescription For Dreamers” cover albumNegli ultimi dieci anni, Valerie June si è guadagnata una reputazione per la sua miscela piena di sentimento di folk, blues e bluegrass degli Appalachi. Nata dalla scena di Memphis a vent’anni, la svolta della cantautrice del Tennessee è arrivata nel 2013 con il suo debutto su disco, “Pushin ‘Against a Stone”, coprodotto da Dan Auerbach dei Black Keys. Le ci sono voluti altri quattro anni per perfezionare il suo suono, ma “The Order of Time” del 2017 le ha portato ulteriori consensi e un controllo del nome da parte di Bob Dylan. Quell’album l’ha trovata ‘ballando sul piano astrale’, come cantava su uno dei suoi momenti salienti, un posto che ci assicura è rimasto anche per questo nuovo lavoro, “The Moon and Stars: Prescriptions for Dreamers”. Se il titolo da solo ti colpisce come eccessivamente romantico, un solo ascolto è sufficiente per allontanare il cinismo: June incarna quell’ideale con profonda serietà e un contagioso senso di ottimismo che è radicato nella realtà e in anni di esperienza.

La sua voce, un accento distintivo che è allo stesso tempo affascinante ed elastico, è la sua più grande risorsa nel diffondere quella gioia e positività. Usa la speranza come forma di resistenza in “Smile”, una canzone ispirata alle marce per i diritti civili degli anni ’60 che ha assunto una nuova risonanza sulla scia delle proteste di Black Lives Matter della scorsa estate. Nonostante il calore familiare della sua produzione di tendenza pop – è in quel reparto che alcuni dei suoi album precedenti hanno sofferto – la canzone non perde mai la sua urgenza, appoggiandosi al tipo di melodie emozionanti che ancorano ed elevano gran parte del disco. Mantiene quella prospettiva di speranza quando medita sulle perdite personali, e i momenti migliori dell’album si abbinano agli arrangiamenti rigogliosi mentre mette in primo piano la voce della nostra che si estende dalla calma e dalla riflessione sull’etereo “You and I” a un ringhio a gola piena su “Call Me a Fool”, uno dei due brani con la leggenda del soul Carla Thomas.

Aiutata dal co-produttore Jack Splash, noto per il suo lavoro con Kendrick Lamar, Solange e Alicia Keys, nonché dall’arrangiatore di archi Lester Snell, June mette le sue candide riflessioni su una tela più tentacolare che include cenni allo stile hip-hop moderno (come in “Within You”) senza interrompere il flusso organico dell’album. L’elegante sfondo non mette mai in ombra le emozionanti esibizioni di Valerie, anche se a volte sembra troppo leggero per trasportarle; “Why The Bright Stars Glow” e “Two Roads” aggiungono poco verso la fine di un album che dura un po’ troppo. Nel complesso, tuttavia, una delle qualità più coinvolgenti di “The Moon and Stars” è il modo in cui gioca con lo spazio, intervallato da intermezzi ambientali che forniscono sia consistenza che una tregua terrena dalle ambizioni cosmiche dell’album.

Il disco piacerà, e molto, a coloro che amano la modernità nella ‘black music’, temo però che la nostra si alienerà le simpatie di quelli che la scoprirono giovane, innocente e scapigliata nella sua versione da ‘busker’ coi dreadlocks quando partecipava al festival ‘King Biscuits di Helena, Arkansas!!!


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