TUNE-YARDS: “Sketchy” cover albumI Tune-Yards hanno pubblicato il loro quinto album in studio, “Sketchy”, grazie alla mitica 4AD. Il nuovo disco è composto da 11 tracce, tra cui “Nowhere, Man”, il singolo uscito lo scorso anno. Merrill e Nate Brenner hanno inciso quattro acclamati album, viaggiato ovunque per suonare dal vivo ed hanno composto la musica psichedelica per il capolavoro di cinema surrealista – “Sorry To Bother You” – di Boots Riley. A differenza dei toni introspettivi del precedente lavoro, nel nuovo Merrill e il suo partner e collaboratore Nate Brenner riequilibrano i momenti riflessivi con esplosioni di grida che ricordano i toni furiosi delle prime produzioni dei nostri.

Come fa un artista a trovare l’ispirazione quando il pozzo sembra essersi prosciugato? Questa è la domanda che Merrill Garbus ha posto alla fine di un decennio di musica sotto il nome di Tune-Yards con il co-produttore e bassista Nate Brenner. Per i due precedenti album del duo con sede a Oakland, “Nikki Nack” (2014) e “I Can Feel You Creep Into My Private Life” (2018), è stato un ampliamento delle loro canzoni punk lo-fi in creazioni più complete che ha assunto il dub e la musica elettronica per dettagliare le ansie sul cambiamento climatico, la razza e l’identità di genere.

“Bird-Brains” (2009) e “Whokill” (2009) hanno introdotto il mondo alla musica poliritmica terrena di Tune-Yards. I Beats erano in debito con la musica africana e la voce feroce di Garbus ha cercato di esternare un crescente disagio con il mondo. ‘C’è un suono naturale che fanno le cose selvagge quando sono legate’, si lamentava in “Hatari” del 2009, prefigurando anni di musica di protesta senza vincoli.

‘Potrebbe essere energia utile – quella rabbia’, ha detto Garbus del nuovo album della band, rendendosi conto che i suoi primi lavori avrebbero potuto costituire un punto di partenza per il suo quinto disco. Ed è ciò che è accaduto. L’opener “Nowhere, Man” è un clamoroso richiamo di riff mutanti e campioni che rotolano sotto la voce di Merrill. Gli strumenti tacciono per mettere in luce il testo: ‘Se non riesci a sentire una donna, come puoi scrivere la sua canzone?’. La rabbia di Garbus per le leggi sull’aborto fatte esclusivamente da uomini è palpabile.

Quella crudezza segue pure nel pezzo successivo, “Make it Right” con ritmi esplosivi, sintetizzatori robotici e outtakes della sala prove che filtrano nel taglio. Il nostro in precedenza aveva esplorato la sua complicità nella supremazia dei bianchi in “I Can Feel You …”, ma qui sottolinea sia la fragilità dei bianchi che l’attivismo pigro e performativo che può accompagnarla. Adotta la voce bianca collettiva, quelli che hanno “un debito di molto tempo fa”, ma che preferirebbero qualcun altro per una severa educazione: ‘Quindi vai avanti, rendimi umano’.

Se Garbus si posiziona come il problema sembra un’auto-flagellazione inutile, non lo è. Ha affrontato i suoi difetti nelle interviste e si sforza di fare meglio. Anche la musica racconta quella storia. In “Sometime” fluttua tra il soccombere al cinismo (‘il nostro mondo è distrutto’) prima di decidere ‘no’ e affrontare la crisi climatica. La canzone entra e esce dalla sincope con filastrocche cicliche, registrazioni sparse sul campo, bassi stridenti e ritmi allegri: una manifestazione musicale delle contraddizioni esaltate da Merrill.

Ci sono momenti più tranquilli su “Sketchy”. “My Neighbor”, ad esempio, suona come una versione lounge del duo trip-hop britannico Zero 7. “Hold yourself” impiega pianoforte atmosferico, bassi sinuosi e ottoni per creare una calda fuga che in seguito viene disarmata da melodie discordanti.

La nuova fatica prende i migliori impulsi selvaggi dal materiale DIY di Tune-Yards e dai suoni più ricchi dei dischi successivi nel suo raddoppio sulle crisi sociali. Se Garbus era preoccupato di trovare l’ispirazione, non doveva esserlo, perché il disco è un risultato colorato e gioioso con testi taglienti e ben pensato nella sua forma stilistica!!!


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