Dalle ceneri dei The Drones – una delle più grandi formazioni australiane contemporanee – nascono i Tropical Fuck Storm, una band che già nel debutto dello scorso anno – proprio per Joyful Noise – ha lasciato gridare al miracolo. Nulla poteva però prepararci alla tempesta sonica di “Braindrops”, forse uno dei migliori album di rock alternativo chitarristico ascoltato negli ultimi anni. Songwriting eclettico, potenza di fuoco ed un’attitudine imperiosa, inseguendo le tracce di idoli locali come Birthday Party o Beasts Of Bourbon, ricontestualizzando le loro epiche gesta in un contesto necessariamente indie.
Rispetto al predecessore il nuovo lavoro suona più moderno, maggiormente azzardato in una parola migliore e vede un distacco netto dai The Drones. A livello lirico c’è un tentativo di essere chiari, diretti e semplici mettendo da parte racconti di emarginazione e desolazione per abbracciare un modo di scrivere che sia più attuale contro la politica, Internet, il mondo moderno in generale.
Ma l’aspetto che ci preme sottolineare in principal modo è l’aspetto musicale e da questo punto di vista siamo su livelli che mai Gareth, leader del gruppo aveva toccato. Le canzoni prendono corpo e si vestono in modo sorprendente e diversificato. Si è cercato di proporre brani più pop pur in pezzi della durata di oltre cinque minuti.
“Paradise“ è una ballata urticante e ricca di chitarra con un andamento in crescendo, forse l’unica che ricorda il vecchio gruppo. Si passa poi a due tracce in levare tra reggae e funk capaci di scomodare Raincoats e B-52’s lisergici mentre “The happiest guy around” è punk-funk tropicalista con i coretti che richiamano alla mente Kid Creole e le sue Coconuts.
Da sballo il brano omonimo capace di far coesistere afro-pop con la new -wave, così come da presa immediata lo strumentale “Desert sands of Venus” che dispensa umori space-western.
Quello che mi preme sottolineare, che differenzia i nostri da tante band che si muovono nello stesso solco musicale, è la capacità di scrittura che li eleva dalla media perché non replicabile.
L’Australia mi ha sempre intrigato fin dagli anni ottanta con tutti quei personaggi che allietarono i miei ascolti. Speriamo di poter replicare anche in questi anni!!!


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