TRAVIS: “10 Songs” cover albumDando il via al quarto decennio come band, i membri della formazione indie rock scozzese Travis tornano alle origini con l’album numero nove, “10 Songs”. I quattro si formarono a Glasgow intorno al 1990 e sono stati protagonisti indiscussi di quella fase musicale britannica che viene conosciuta come post-brit-pop, cioè quel movimento che ha traghettato il pop-rock dai nineties agli anni duemila. Con il frontman Fran Healey di nuovo in modalità cantautore principale, il disco beneficia di questa visione singolare, fornendo quel calore familiare e l’intimità che li ha resi cari ai fan dall’inizio del 21 ° secolo.

Se ricordiamo gli esordi discografici, nel 1997, i Travis fecero la loro comparsa sul mercato nello stesso anno dell’uscita di “Ok computer” dei Radiohead, ma, pur ricordando il lato più emozionale del gruppo di Thom Yorke, erano maggiormente ironici e meno drammatici o cerebrali della band di Oxford. Sapevano combinare melodie morbide e accattivanti con trame jangle/folk che riportavano alla mente i Byrds e financo i R.E.M., ma pure in grado di farsi più rock grazie alla vocalità di Healey, struggente, delicata, malinconica e dolorosa.

       Commovente e senza vincoli, “10 Songs” fornisce l’intera gamma di ciò che Travis può offrire, da ciò che è appassionatamente urgente a ciò che è sanguinantemente sensibile.

A un estremo, la traccia di apertura, “Waving at the Window”, spruzza un pianoforte scintillante sul basso urgente di Dougie Payne, Andy Dunlop la tortuosa chitarra e il continuo battere di Neil Primrose, mentre il glam rock “Valentine” fa rivivere lo spirito del singolo rivoluzionario della band, “All I Want to Do Is Rock”, colpendo come “Politik” dei Coldplay e spavaldo come gli Oasis al loro massimo.

Altrimenti, il disco si calma come un abbraccio affettuoso con tagli midtempo come la frizzante gemma soft rock “Butterflies” e la pastorale “All Fall Down”, che potrebbero facilmente ritrovarsi su un disco di Bon Iver o Fleet Foxes. Oltre al trio di rockstar, il lussureggiante duetto con la Bangles Susanna Hoffs, “The Only Thing”, è un altro punto forte. Sostenuta da archi gonfi, pianoforte scintillante e strimpellate di chitarra baciata dal country, la canzone ondeggia con tenerezza e desiderio mentre Healey e Hoffs intrecciano le loro voci con effetti magici.

È facile immergersi in queste nuove dieci canzoni di eccellente pop, con melodie che posseggono la qualità di rimanere immediatamente memorizzabili e, allo stesso tempo, rivelatrici di particolari che si scoprono con il tempo.

Dopo il robusto ma poco coeso “Everything at Once” del 2016, il focus di “10 Songs” è un gradito ritorno al loro stile iniziale e una delle affermazioni più forti nel loro catalogo!!!


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