A 10 anni dal loro ultimo lavoro, i monoliti del noise-rock DIY, The Usaisamonster, tornano con un nuovo album in studio, “Amikwag”, in uscita per la newyorkese Yeggs Records. Colin Langenus e Tom Hohmann non hanno però intenzione di riprendere da dove hanno lasciato. “Amikwag” porta con sé una maggiore consapevolezza e un suono più heavy, dando priorità a connessioni vocali e sonorità progressive.
Si erano separati nel completo disinteresse e silenzio, in modo non dissimile da come erano vissuti durante la loro carriera, nonostante la musica proposta fosse rumorosa e di impatto.
Si ripresentano a noi trasformando la loro proposta sonora dal noise-prog che li caratterizzava in una miscela di art-prog dove vanno a confluire diverse idee musicali quali richiami mediorientali, scale oniriche e soluzioni quasi pop che sembrano arrivare direttamente dal Regno Unito nell’anno di grazia 1969 (“Permaculture’s Promise”).
Il cantato si è fatto quasi ruffiano, come se volessero ripudiare quanto propugnato in passato e non si sarebbe mai pensato di udire (“”Rapido Amigo”), canzoni che partono in modo classicheggiante come i gruppi di progressive erano soliti fare, in particolar modo gli Yes (“8 Years Old”), si risentono quelle lunghe suite, ma, in questo caso, dotate di inattesa immaginazione (“Verbs” pezzo stupefacente).
A volte si spostano verso soluzioni che sembrano riportarci alla memoria certi cowboy urbani (“Side of the Road”), altre traducono in demenzialità certi archetipi sonori del passato (“We are not Alone” in cui compare il cameo della collaboratrice iraniana Sara Shapouri che canta in Farsi), altre ancora si rivolgono a momenti underground come nella traccia “Nothing and Everything”, che mi hanno riportato alla memoria i Residents.
Questo è un album di vera musica progressiva, senza che la tecnica strumentale prenda il sopravvento sulle idee sonore, se vi appassiona l’idea di trovarvi di fronte un disco capace di sciorinare inventiva a tutto spiano avete trovato il lavoro che fa per voi!!!
No responses yet