THE STOOGES- “Live At Goose Lake” cover albumQuesto degli Stooges è un concerto storico e a lungo mitizzato, oltre che inedito, quello che la Third Man di Jack White pubblica oggi dopo essere entrata in possesso di una registrazione soundboard e stereo di alta qualità per decenni sepolta nello scantinato di una fattoria del Michigan: storico non solo per l’energia selvaggia della performance ma anche perché si tratta dell’ultimo show che la formazione di Detroit tenne con il bassista originale Dave Alexander accanto a Iggy Pop e ai fratelli Ron e Scott Asheton eseguendo per intero l’album “Fun House” appena prima della sua pubblicazione. Si tratta davvero di una sorta di ‘stele di Rosetta’ per i fan del leggendario gruppo: documento fedele, impeccabilmente restaurato e ben raccontato nelle note di copertina dell’ex giornalista di Cream Jaan Uhelzski di quanto veramente accadde quell’8 agosto del 1970 presso il Goose Lake in Michigan (confutata la tesi secondo cui un Alexander troppo fatto o ubriaco non suonò neanche una nota, venendo licenziato subito dopo per questo motivo dall’Iguana).

Alcuni album dal vivo sono veramente imprescindibili nella discografia dei vari gruppi, molti altri sono semplicemente dei ripieghi in mancanza di materiale nuovo da pubblicare e tantissimi sono solamente prodotti artefatti e privi di qualsiasi valore artistico. Uno dei momenti più importanti della storia del rock è ora uscito con The Stooges: Live At Goose Lake: 8 agosto 1970, questo set cattura la fine dell’originale formazione a quattro della band di Detroit. Quel raduno nel Midwest fu come la risposta, un anno dopo, al Festival di Woodstock e sei mesi dopo il disastroso Free Concert di Altamont. L’estate dell’amore era morta mentre anni di tumulti e confusione cominciavano a scendere sulla cultura giovanile. Goose Lake nel suo complesso è ricordato più per la vendita di droga, centinaia di arresti e recinzioni di filo spinato simili alle prigioni piuttosto che di spettacoli musicali.

Tra tutto quel background frenetico c’è la musica, il suono del rilascio è alla pari con un bootleg (nonostante quanto affermato in precedenza), quindi se la fedeltà sonora è un must, dovete rivolgervi altrove. Dopo un’introduzione il gruppo non è chiaramente sulla stessa lunghezza d’onda per “Loose” come se ci fosse una connessione perduta con il bassista. Le cose migliorano per “Down On The Street” con lo sbuffare sporco del gruppo che richiama alla mente una versione più lurida di The Doors, con Iggy che cerca di attraversare il fossato e l’enorme recinzione di filo spinato messo in atto specificamente per tenerlo sul palco e fuori dal pubblico. Non c’è praticamente nessun basso nella versione di “T.V. Eye”, ma le cose diventano molto interessanti su “Dirt”, il lavoro di chitarra nodoso di Asheton è impressionante, attorcigliato intorno a una linea di basso molto lenta e deformato con i livelli sonori dai nastri rinvenuti per questa registrazione. Come il disco nel suo complesso, questa non è una performance definitiva della band, ma una versione unica da godere per i fan. Quando il sassofonista Steve Mackay si unisce al gruppo, la migliore canzone del set scorre attraverso il jazz libero di “1970 (I Feel Alright)” prima che il caotico “Fun House” diventi sovraccarico di suoni psicotici che sono distorti come le menti dei musicisti. Sorprendentemente Alexander sembra scattare di nuovo nel groove per “L.A. Blues” e la band colpisce alla grande proprio nel finale. Sfortunatamente, la spina di corrente del gruppo è stata staccata mentre minacciavano di andare oltre il loro tempo assegnato.

Un disco che rappresenta un documento di un’epoca che volge al termine e da apprezzare soprattutto per le note che Uhelszki ha scritto per questo disco!!!


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