Combinando elementi di jazz americano, soul, funk e un po’ di magia locale, i The Movers erano un gruppo sudafricano le cui melodie contagiose erano abbastanza forti da passare alle stazioni radio bianche all’interno di una scena musicale razzialmente segregata. Formatasi nel 1967 e, alla fine, pubblicando circa 20 album, gli anni del boom della formazione furono i settanta. Questa ultima compilation di Analog Africa cattura 14 dei migliori tagli dei nostri durante questo picco creativo e commerciale. Mentre le recenti uscite dell’etichetta li hanno visti tuffarsi in strani paesaggi sonori sintetici e ruvido garage funk, il materiale dei The Movers, al contrario, gocciola di un fascino rilassato. Questi sono brani per gite domenicali e bevande fresche.
La maggior parte delle tracce offerte sono strumentali, ma sempre divertenti. Elevato da alcune linee d’organo di prim’ordine (Sankie Chounyane), il pigro paragone occidentale che si potrebbe fare sarebbe immaginare un Booker T. & the MG’s dello Zimbabwe. Certo, sono altrettanto funky, ma il loro materiale è meno denso e pieno di un senso di energia gioiosa che a volte manca nelle jam sballate di The Booker. “Soweto Inn”, ad esempio, è puramente un prodotto dell’ambiente circostante. Piena di bellissime chitarre e con la voce di Sophie Thapedi, la canzone è diventata uno dei loro più grandi successi e inseparabile dalle rivolte studentesche che hanno segnato una nuova resistenza contro il governo dell’apartheid dell’epoca.
Altrove c’è la pura jam estiva di “Ku – Ku – Chi”, un brano dolciastro che fluttua sognante, strani clic vocali che aggiungono solo un senso di ultraterreno. Sommando un po’ più di spavalderia al procedimento c’è “2nd Avenue”, tre minuti di bassi sbuffanti e ritmi serrati per gentile concessione dei membri fondatori Norman Hlongwane, del fratello Oupa e del batterista, Sam Thabo. Per quanto spensierato e divertente possa essere il materiale del gruppo sudafricano, l’unità centrale che tiene insieme la band mostra una tenuta forgiata da anni di esibizioni insieme. Con la maggior parte dei tagli che non raggiungevano nemmeno i tre minuti, la band ha dovuto mettere un sacco di funk e soul in un formato pop adatto alla radio.
Questo – presumibilmente – primo volume di successi di The Movers potrebbe non essere la cosa più esoterica o interessante che Analog Africa abbia mai pubblicato, ma ancora una volta questa splendida etichetta boutique ha compiuto uno sforzo encomiabile. Una volta di più, hanno salvato dell’oro solido dalla relativa oscurità e lo hanno consegnato ad una nuova generazione di ascoltatori a livello globale. Una degna aggiunta alla collezione di vinili di ogni fan!!!
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