THE MONOCHROME SET – ‘Allhallowtide’ cover albumUn’incredibile 44 anni di attività e Bid, Andy Warren e l’ultima incarnazione di The Monochrome Set pubblicano il loro sedicesimo album in studio. Canzoni più abili di qualità cinematografica e letteraria… toni disinvolti uniti a melodie contagiose, arguzia e raffinatezza.

C’era una favolosa citazione di Bid l’anno scorso sul suo presunto processo di scrittura delle canzoni che andava più o meno così: ‘Beh, ho letto un po’ di poesie di “Restoration”, ascolto un po’ di Leadbelly e viene fuori così…’ – Indica con aria sdolcinata.

Non ripercorrerò la lunga storia della band (dovreste conoscere ogni più piccolo dettaglio dei Set) o anche l’elenco degli artisti che hanno ‘influenzato silenziosamente’ – tranne per notare che i ragazzi, in realtà, suonano più come i Divine Comedy di Neil Hannon in questo album che mai (anche se il paragone dovrebbe essere invertito).

La nuova recluta, Athen Ayren, alle tastiere (e ai cori) lascia il segno con il suo modo di suonare il piano, rendendo il suono generale più sofisticato, grandioso e inglese che mai. Se fosse possibile.

C’è una distinta atmosfera da Music Hall inglese, così come influenze country, esotiche, garage e musica da cinema. I Monochrome Set, per una formazione che è ‘emersa dal punk’, sono davvero un’elegante combo da chamber-pop al giorno d’oggi. Il lirismo è allo stesso tempo allettante e frustrante opaco, quindi per essere schietti, l’esperienza di ascoltare “Allhallowtide” è una fantasticheria rilassata e distratta piuttosto che un affare concentrato. (Forse sono solo io…).

Come ho detto quando ho recensito “Maisieworld” nel 2018: The Monochrome Set ha ora una maturità che si adatta bene a loro, aggiungendo al loro disinvolto ‘je ne sais quoi’. Sono sempre stati una specie di ‘Gentleman’s Pop Group’, con un occhio di riguardo per le signore, in stile Leslie Philips. Essendo abbastanza grandi da ricordare la TV in bianco e nero, anche il nome della band evoca immagini di ‘Ealing Comedies’ e Ian Carmichael per accompagnare le loro canzoni di buone maniere ed etichetta, peccatucci e idiosincrasie.

Musicalmente salta all’occhio la mancanza della chitarra (Lester Square, che se ne occupava, è andato a soddisfare progetti personali) per cui tutto è sulle spalle delle tastiere, che, come potrete convenire, è tutt’altra cosa. Questo è un fatto che gioca negativamente nell’economia del gruppo, anche se Bid si conferma all’altezza nello scrivere testi e nel creare melodie. Purtroppo i suoi compagni d’avventura non sono in grado di cucire ad essi musiche all’altezza. Ed è un vero peccato perché i nostri erano dei piccoli artigiani di pezzi adorabili che rimanevano scolpiti nella meta per lungo tempo.

Erano sempre in giro da soli, in una classe e in un genere ermeticamente sigillato. “Allhallowtide” è l’ultimo di un catalogo impeccabile che pochissimi dei loro contemporanei hanno eguagliato, per questo sono ancora pronto a perdonare questo passo falso!!!


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