The Declining Winter è la band guidata da Richard Adams, il co-fondatore del gruppo Hood. Il loro sound è una miscela unica di influenze lo-fi, elettronica e post rock con una forte estetica visiva ispirata alla campagna dello Yorkshire.
Il loro singolo di debutto è stato “The Future Sound of Hip Hop Parts 1 & 2” su Misplaced Music quindici anni fa. Questo è stato seguito dall’esordio “Goodbye Minnesota” pubblicato da Rusted Rail nel 2008 e, nel 2009, dal mini album “Haunt the Upper Hallways” su Home Assembly Music.
Dopo un lungo periodo di silenzio, la formazione (ora composta esclusivamente da Adams con vari ospiti) è tornata nel 2013 e nel 2014 con un paio di EP e un nuovo disco, “Home For Lost Souls”, nel 2015, sempre su Home Assembly Music.”Belmont Slope” è arrivato tre anni dopo e, nel 2021, The Definition Glance” 7″ è apparso sull’etichetta indie spagnola Acuarela seguito da un altro singolo, “I Remember”, la traccia principale con le parole del poeta Thomas Hood.
“Really Early, Really Late” è il primo pezzo ad essere tratto dall’omonimo lavoro di The Declining Winter.
Vede il main-man collaborare con il batterista James Yates (epic45), il pianista e chitarrista Matthew Jones-Green (Boyracer, The Tall Boy) e il sassofonista Robin Smith in un’opera elegiaca di nove minuti che ricorda i fragili e fratturati artisti del calibro di Talk Talk e Robert Wyatt. C’è anche un lato B non LP, “The Old Me”, che mostra ripetizioni pop orchestrali con cenni a Michael Nyman e all’LP “Promenade” di The Divine Comedy.
È un rilascio di elegante e misurata tristezza capace di figurarci squarci di campagna inglese nei periodi nebbiosi tipici di un inverno umido e freddo.
L’LP contiene nove brani composti in un lungo periodo di ben cinque anni e ci tratteggia immagini di cieli grigi, alberi disadorni, tramonti gelidi. Le composizione sono raffinate e sfuggenti, irrobustite da archi e violoncelli, fiati e complesse partiture elettroniche ad accompagnare un basso profondo e una voce mormorata e suggestiva con la chitarra acustica del nostro.
Il disco sa come catturare l’attenzione dell’ascoltatore grazie ad atmosfere jazzate, passaggi folk gotici e a momenti di lacerante emotività. Senza alcun dubbio il miglior rilascio di Richard dai tempi degli Hood!!!
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