THE AMERICANS – ‘Stand True’ cover albumCon sede a Los Angeles, The Americans presentano il frontman Patrick Ferris, il secondo chitarrista Zac Sokolow, il bassista Jake Faulkner e Tim Carr alla batteria e alle tastiere. “Stand True” è il loro secondo album e mette in mostra le loro radici rock stelle e strisce in uno stile solido con canzoni sostenute da un tema di resilienza di fronte alla perdita.

La title track è un pezzo a 360°, passando da un’apertura folk fino a un rock psichedelico sognante e un assolo di chitarra travolgente mentre Ferris dichiara ‘Ti sarò fedele / se è quello che vuoi che faccia’. Quel tema della connessione emotiva continua nelle ballate rock soul di “Born With A Broken Heart”, mentre il cantante invita il suo ex amante a riunirsi e ad alleviare la loro reciproca solitudine (‘Ero tuo non molto tempo fa / E tu, tutto solo, non un’anima al tuo fianco’) come “Two weak candles in the dark”.

Con linee di chitarra luccicanti in apertura che evocano The Byrds, “Give Way” è un numero downbeat a tempo medio su un’anima irrequieta (‘Ha baciato tua madre e tuo padre addio/Guardato il mondo con occhi miseri/Presto la follia si diffuse attraverso tutto ciò che possiedi/E la pelle che tiene le tue ossa’).

Prendendo The Band come pietra di paragone musicale, “The Day I Let You Down” è un’altra potente ballata a ritmo medio sul tradimento, la perdita e il rimpianto e su come ‘i polli tornano a casa per posarsi e le volpi per festeggiare’, il narratore descrive come ‘Nessuno doveva dirmi che era ora di partire/Il mio buon nome è stato agganciato a un furgone, trascinato per tutta la città/mi sono asciugato gli occhi sul lato della manica/il giorno in cui ti ho deluso’, cercando di essere ripreso, ma sapendo la mentalità da piccola città dove ‘La gente decide e incrocia le braccia’.

“Guest Of Honor” si rifà al suono più acustico del debutto con il suo increspato fingerpicking, i testi ancora una volta coinvolgono ricordi e brama di riaccendere relazioni perdute (‘Hai creduto a quello che hai detto sull’amore? /Mi hai lasciato senza sbocco sul mare, fuori dal mondo/ Le strade sono piene di pazzi felici/Se mai verrai a trovarmi, piccola, saresti proprio accanto a me anche tu’) mentre riflette ‘Doveva durare? So che è meglio che chiedere’.

Gli amanti sfortunati sono anche alla base della chitarra baritonale accompagnata dallo shuffle sfregiato di “Romeo” che, come suggerisce il titolo, rielabora la tragedia di Shakespeare. In contrasto musicale, “Sore Bones” aumenta il suono gutturale della chitarra con un po’ di country blues da discarica per abbinare la rabbia per le labbra sciolte di un amico nei testi (‘Lascia il mio nome in pace/Tienilo lontano dalla lingua/Se lo vedi nell’elenco telefonico/ Continua a voltare pagina’) dove il frontman ricorda il raspare di John Fogerty, mentre torna a un suono più soul, il lento “Burn What I’d Do (to Forget and Forgive) lo fa canalizzare di più su Otis Redding.

“Orion” offre un’ultima sferzata di energia con batteria e licks di chitarra, Patrick abbassa la voce mentre canta di avere quel ‘prurito del venerdì sera’, confessando ‘Ho sbagliato, piccola, pensando a te / Ho sbagliato, piccola, a i legami che legano’, la canzone che svanisce sulla furia della chitarra alla fine, per condurre nel country-soul ondeggiante di chiusura “Here With You” che, sempre in vena di Otis, parla struggente della dolorosa perdita di qualcuno per demenza. “Stand True” è un buon argomento per The Americans da considerare lassù con il meglio dei nuovi alfieri del genere!!!


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