TEDDY THOMPSON- “Heartbreaker Please”Teddy Thompson è un figlio d’arte i cui genitori sono dei giganti nell’ambiente del folk-rock britannico e rispondono ai nomi di Linda e Richard Thompson. Non ha mai voluto seguire le loro orme, troppo pesante sarebbe stato sopportarne il fardello. Ha però messo a frutto gli insegnamenti e gli ascolti che in tenera età ha da loro ricevuto. Fin da bambino i familiari lo hanno imbevuto di sonorità legate al R’n’R e al country degli anni ’50, in particolar modo è stato immerso nella musica di Chuck Berry, Hank Williams e Everly Brothers, influenze che ha messo a frutto durante il suo percorso discografico.

Sono passati nove lunghi anni da quando Teddy ha pubblicato l’ultima volta un album da solista (nel 2016 ha dato alle stampe un lavoro di collaborazione con il collega cantautore Kelly Jones – da non confondere con il frontman degli Stereophonics – l’amabilmente delizioso “Little Windows”),ma con “Heartbreaker Please” è finalmente tornato; ed è in ottima forma. Mentre il suo ultimo disco “Bella” è andato alla deriva un po’ fuori dal regno Americana e in quello pop, questo vede il suo ritorno saldamente alle sue radici ispiratrici, il country della vecchia scuola. Questa raccolta è stata scritta sulla scia di una rottura, quindi è piena di canzoni in cui Thompson eccelle: racconti di crepacuore. “Why Wait” apre l’album, dimostrando che non ha perso il suo tocco per quelle limpide canzoni sospese tra pop, soul, country e rock’n’roll.

Su ”At Light” Thompson suona come un classico country crooner, insistendo sul fatto che la sua ex lo dimenticherà quando meno se lo aspetta. Il primo singolo estratto dall’album, la title track, ha un’atmosfera rockabilly degli anni ’50 che attraversa una melodia color country con testi su – avete indovinato – il cuore spezzato. Bella ballata dal sapore californiano è “What Now”, mentre “Brand New” è musicalmente lento e cupo, ma liricamente offre un po’ di luce: musicalmente si basa sul pianoforte che tratteggia note da ‘ore piccole’. “What Now” è alle prese con gli aspetti pratici dei costi della vita di New York, con tanto di sezione fiati che la connotano come un pezzo ‘blue-eyed soul’.

“No Idea” è una sorta di successore spirituale del suo brano del 2006 “I Should Get Up”, in quanto si arriva a controllare le lotte per la salute mentale di Thompson ( ‘Non ho idea di quello che sto facendo / non ho idea di chi sono / E la terapia sta aiutando / Ma mi sento ancora per lo più triste’). “Record Player” è una melodia sbarazzina, un delizioso doo-wop, i suoi testi sono immediatamente riconducibili a chiunque abbia una passione per la musica al di fuori del mainstream.

Dopo tanti anni in cui non si è fatto praticamente sentire, Thompson presenta un disco che da l’esatta dimensione del suo amore per la musica e credo che sia sufficiente per prestargli attenzione!!!


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