Esce per Constellation Records il nuovo album del produttore e sound artist di Montreal T. Gowdy, già titolare di tre dischi di musica ambient. Il nuovo lavoro è fatto di cinque composizioni capaci di destare la nostra curiosità, accattivanti ed originali.
Il quarto disco del canadese nasce dagli esperimenti effettuati con la Nova Pro 100 Light e Sound Mind Machine, alcuni dei più noti dispositivi di intelligenza artificiale rilasciati per la prima volta alla fine degli anni novanta. L’album è stato prodotto, registrato e mixato tra novembre 2018 e agosto 2019 con l’obiettivo di esplorare la terapia attraverso stati di ipnosi auto-indotti.
La title track è tutta basat su synth che danno origine ad un tappeto sonoro e ad un collante ambientale sui quali Gowdy si inventa piccole percussioni digitali che si muovono rotolando e rimbalzando come piccole sfere abbandonate alla propria energia cinetica senza alcun groove a cui dover rispondere. Nella terza traccia, “Up CTRL”, l’esplorazione ritmica è più in evidenza con le frequenze pulsanti che riprendono le onde cerebrali, una produzione più legata alla techno e il nostro che spinge i suoni verso altre direzioni.
“Depse” si muove con contorni minimal, con timbriche basse e geometricamente scandite su tempi alieni, mentre “No wave II” è un pezzo instabile che svirgola con vena dub, ritmicamente disarmonico. Si giunge così al termine con “Excavating air” ambient d’avanguardia enfatico, un caos tenuto sotto controllo tra toni sintetici e ‘glitch’ che si dissolvono verso suoni liquidi.
Gowdy ci consegna un’opera contemporanea ed altamente coinvolgente. Ognuna delle cinque canzoni ha un’atmosfera distinta, ma costituisce un flusso profondamente soddisfacente e coeso. Dal giorno in cui Gowdy ci ha consegnato questo disco, qualche mese fa, privo di contesto o note di fondo, probabilmente l’abbiamo ascoltato più di ogni altra cosa, senza renderci conto che ci eravamo auto-medicati. Ma ora possiamo vedere tutto molto più chiaramente.
Decisamente molto ben fatto, anche se, forse, troppo corto.
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