SUNS OF ARQA – ‘Revenge Of The Mozabites’ cover albumC’è la ‘world music’ e poi c’è la world music. Il primo è un pigro raccoglitore per la miriade di generi diffusi in innumerevoli culture – ad esempio la musica non occidentale – mentre il secondo è una vera e propria cooptazione dei molti stili disparati contenuti all’interno dell’ombrello della stessa che, se accoppiati insieme, risultano in qualcosa di veramente rappresentativo del mondo nel suo insieme. Fin dalla sua nascita alla fine degli anni ’70, i Suns of Arqa hanno visto passare tra i propri ranghi circa 200 membri, ognuno dei quali rappresenta un contributo culturale completamente diverso e unico al suono del gruppo. Al centro di tutto c’è Michael Wadada che, nei suoi viaggi in tutto il mondo, ha raccolto registrazioni ed esibizioni con decine di musicisti che ha poi fuso nella propria visione unica della world music.

A causa della gamma di suoni e stili presenti in un album dei Suns of Arqa, è impossibile classificarlo come qualcosa di diverso dalla world music panglobale nella sua forma più pura. Dai suoni folk tradizionali delle isole britanniche alle melodie orientali all’echo-y dub al flamenco e quasi tutti i punti intermedi (spesso allo stesso tempo!), il loro album di debutto, “Revenge of the Mozabites”, suona come se l’ascoltatore stesse costantemente scandagliando il comporre su una radio gigante che è riuscita a ricevere segnali da tutto il mondo. Una rapida scansione dell’elenco delle tracce del disco dà un’idea della disparità stilistica rappresentata in tutto: “Acid Tabla”; “Sully’s Reel”; “Ananta Snake Dance”; “Sanaiscara Saturno”. Il filo conduttore sono le cuciture ritmiche di Wadada, utilizzate in modo tale che questi stili altrimenti molto diversi – culturalmente, geograficamente, politicamente, filosoficamente – si uniscano per formare una splendida trapunta patchwork sonora.

Data l’assoluta disparità stilistica contenuta nella raccolta, all’inizio può essere un ascolto un po’ stridente; frammenti casuali si uniscono per colmare differenze fisiche e culturali altrimenti vaste. Nel loro insieme, tuttavia, mostrano la vera universalità della musica per quanto riguarda l’esperienza umana: mentre i suoni e le tonalità possono variare notevolmente, il principio alla base di ciascuno rimane lo stesso, vale a dire suscitare una sorta di emozione o viscerale risposta da parte dell’ascoltatore. Con ciascuno fuso insieme, diventa quasi travolgente tentare di elaborare i molti elementi diversi che competono per la stessa quantità di spazio sonoro. Questa giustapposizione selvaggia mostra che l’influenza della formazione si è diffusa in lungo e in largo, spaziando dall’ambient al dub, dall’elettronica alla world music e come ciascuno viene percepito.

Senza alcun tipo di parametro o restrizione stilistica, Wadada e compagnia gestiscono un’esperienza di ascolto davvero liberatoria, che sfida costantemente le aspettative e apre una serie di idee musicali altrimenti geograficamente remote in un senso veramente globale, mostrando non solo quanto piccolo sia il mondo davvero, ma quanto siamo tutti intrinsecamente simili indipendentemente dalle nostre differenze percepite. Non per niente l’immagine di copertina è solo quella di un occhio in primo piano, una Terra lontana riflessa nella pupilla. Nonostante sia stato creato quasi 40 anni fa, “Revenge of the Mozabites” rimane incredibilmente moderno. Lungimirante e assolutamente unico, l’LP – e Suns of Arqa in generale – è diverso da qualsiasi altra cosa perché attinge da tutto il resto!!!


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