SUFJAN STEVENS & ANGELO DE AUGUSTINE – ‘A Beginner’s Mind’ cover albumDurante la sua carriera, ha esplorato generi e modalità di narrazione pur mantenendo la propria identità, proprio come un regista d’autore. Alcuni dei punti di forza di Stevens (personaggi sfaccettati, immagini vivide) sono qualità invidiate sia dai registi che dai cantautori. Dategli il budget giusto e potrebbe fare un lungometraggio che vale la pena guardare. I film sono il tema di “A Beginner’s Mind”, il nuovo album di Stevens con Angelo De Augustine, un altro membro della sua etichetta, la Asthmatic Kitty. Che questa sia una collaborazione è un po’ un ripensamento, dato che Augustine e la sua voce delicata – che ricorda Mike Hadreas nei primi album di Perfume Genius – si integrano così facilmente nella voce di Sufjan che a volte potreste dimenticarvi che è una creazione a due persone. Ma è nato da Stevens e Augustine, che si sono rintanati nella capanna di un amico nello stato di New York per un mese, guardando film e scrivendo canzoni.

Lo space-rock delle recenti pubblicazioni di Sufjan si fa ancora sentire sui synth piagnucolosi di “Murder & Crime” e nell’outro in stile Boards of Canada di “Lady Macbeth in Chains”, ma per la maggior parte “A Beginner’s Mind” vede il nostro spostarsi sul territorio di Angelo, oltre a tornare alla psichedelia e alle influenze folk dei suoi primi lavori. Questa confusione si estende al loro approccio ai testi; il duo ha deliberatamente mescolato il proprio lavoro, finendo le battute l’uno dell’altro e appoggiandosi a immagini surrealiste e divagazioni ponderate.

A volte questo approccio al lirismo sembra ispirato, come in “You Give Death A Bad Name”, che aggiorna i temi di “La notte dei morti viventi” in una meditazione sul cambiamento climatico e sull’eccezionalismo americano: ‘Antropocene, vivilo, combatti / Colpito al cuore, Dio benedica l’America / Fallito dall’inizio, cosa stai aspettando?’. Molte delle canzoni qui presenti sono direttamente ispirate al cinema horror, in contrasto con il tono gentile dell’album. “The Pillar of Souls” è ispirato a “Hellraiser III”, ma la traccia mi ha ricordato la colonna sonora scintillante e onirica dei Goblin per l’originale “Suspiria”. Tuttavia, dove “Suspiria” vuole essere tanto selvaggia quanto ipnotica, i due usano una tavolozza sonora simile per un effetto funerario muto.

Altrove, però, l’album può sconfinare in un territorio sconcertante e persino offensivo. “Cimmerian Shade”, ispirato a “Silence of the Lambs”, vede Stevens scandagliare il termine pseudoscientifico e altamente transfobico ‘autoginefilia’ e sminuire completamente il messaggio del resto del brano, che, teoricamente, può essere letto come pro-trans: ‘Volevo solamente cambiare me stessa… La bellezza risiede dove abita il tuo spirito’. Ma allora, perché mettere quell’affermazione in bocca a Buffalo Bill? I testi possono essere deliberatamente sconclusionati e vaganti, ma questo può avere un costo: quando il concetto fallisce, sembra sia esagerato che sottovalutato.

Questo non vuol dire che l’album sia senza alti: “Back to Oz” merita un’intensa trasmissione radiofonica solo per il suo gancio gloriosamente orecchiabile. Il momento che unisce l’album, tuttavia, è la sua conclusione, “Lacrimae”, che riunisce i temi più ampi del disco – religione, mortalità, senso di essere persi e soli – con una finalità che è sia bella che terrificante: ‘Ho visto i tuoi occhi bruciare al chiaro di luna […] Signore, perché questa vita deve essere così crudele? / E ombreggiato nell’oscurità?’.

Ma per continuare la metafora del film, l’unico problema di “A Beginner’s Mind” è simile a quello con, diciamo, molti candidati all’Oscar di medio livello, in cui nessuna scena/canzone è meno che decente, e alcune sono davvero buone, ma nessuna è eccezionale, almeno non nel modo da rendersi indimenticabile. Questa è una raccolta di 14 buone canzoni folk da camera, che potrebbero essere la colonna sonora di film propri. In alcune notti tranquille, è più che sufficiente. E quando stai cercando le esperienze di ascolto di Sufjan Stevens che ricalibrano la tua mente in modo da sembrare nuova, beh, non c’è mai un brutto momento per tirare fuori “The Age of Adz”!!!


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