Album del 1976, “Stan Getz featuring Joao Gilberto – The Best Of Two Worlds” del defunto sassofonista è una sorta di riunione con il grande chitarrista e cantante brasiliano Joao Gilberto a cui ha anche partecipato in veste di compositore ed autore il grande Antonio Carlos Jobim.
Il line-up comprende Stan Getz (sax tenore), Albert Dailey al pianoforte, Clint Houston, Steve Swallow (basso), Billy Hart, Grady Tate (batteria), Airto Moreira, Reuben Bassini, Ray Armando e Sonny Carr (percussioni), Heloisa Buarque de Hollanda (voce), Joao Gilberto (percussioni, chitarra, voce) ed Oscar Castro-Neves (chitarra, arrangiamenti). La maggior parte dei brani proposti sono composizioni di rara raffinatezza ed eleganza firmate da Jobim con le liriche eccezionalmente scritte in inglese.
La poesia di Jobim in brani come “Waters of March”, accompagnata dal sax romantico di Getz e dalla chitarra con le corde di nylon di Gilberto, è così sensuale che irradia calore e passione. Altrove, come in “Double Rainbow”, il canto di Gilberto trasporta la morbida bossa nella fraseologia jazz americana, costruendo un ponte arioso e flessibile che supera le barriere di genere. E poi c’è la meravigliosa samba appassionata di “Falsa Bahiana”. “Stan Getz featuring Joao Gilberto – The Best Of Two Worlds” è senza dubbio uno dei migliori album di bossa registrati da Stan Getz.
Questo album del 1976 è una sorta di ‘reunion’ con Joao Gilberto, il grande chitarrista e cantante brasiliano, e la musica di Antonio Carlos Jobim (o Tom Jobim), insieme agli arrangiamenti eleganti e non invadenti di Oscar Carlos Neves. Il trio cambiò il mondo nei primi anni ’60 con gli album Getz/Gilberto”. Con Neves, lo fecero quasi di nuovo, ma con tutte le ‘stronzate’ che cadevano intorno a loro nel clima musicale della metà degli anni ’70 — fusion, discoteca, rock esagerato e il grave declino del jazz — questo disco fu criminalmente trascurato all’epoca.
La cosa più bella di questa registrazione è che Jobim – le cui forme di canzone avevano raggiunto un tale grado di raffinatezza che era intoccabile – scelse di scrivere tutti i suoi testi in inglese (il cantautore Gene Lees ne scrisse anche molti in inglese). Questo è qualcosa che non è venuto naturalmente o senza sforzo a Jobim, ma suona come se lo facesse. In tutto, questo è un album bossa come Getz ha mai registrato, in piedi tra le sue opere più belle, e senza dubbio eguaglia le sue precedenti collaborazioni con Jobim e Gilberto!!!
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