L’album più epico e commovente del trio sloveno di ‘folk immaginario’. Alimentate da strumenti acustici e spesso fatti a mano, queste ampie composizioni fanno eco allo spirito collettivo e senza confini di gruppi come la Organic Music Society di Don Cherry e l’Art Ensemble of Chicago.
Attingendo a questa geografia della contemplazione e dell’energia psichica, da un paese precedentemente inghiottito dalla Jugoslavia e prima ancora, risalendo a secoli fa, dagli imperi romano, bizantino e austro-ungarico, il trio sloveno di Iztok Koren, Ana Kravanja e Samo Kutin evoca un disco esteso di trascendenza intuitiva e riflessione sul suono unico, “The Liquified Throne of Simplicity”.
Trovare una casa ancora una volta nella sottomarca della Glitterbeat Records, la avventurosa e per lo più strumentale tak:til, e dopo il debutto “I Can Be A Clay Snapper” (GB 051CD/LP, 2017), e l’altrettanto acclamato “A Universe That Roasts Blossoms For A Horse” (GB 079CD/LP, 2019), Il quarto album dei nostri, così fantasioso e illusorio, incorpora alcuni aspetti del primo, mentre amplia l’inventario di strumenti eclettici e suoni oscurati.
Per la prima volta il trio ignora anche i limiti di tempo di un normale disco in vinile per creare peregrinazioni più lunghe, più complete, ammalianti e ipnotizzanti. Questo nuovo approccio modificato si traduce in 80 minuti di folklore astratto e rustico, realismo onirico, intensità esplorativa e rituale catartico.
E all’interno di quella serie di regni ci sono evocazioni degli esperimenti del ‘Quarto Mondo’ di Jon Hassell, visioni di Samarcanda, i misteri esoterici del Tibet, Faust ‘unplugged’, e una ghironda pastorale agitata nell’Europa medievale. Queste esibizioni, fuori dai sentieri battuti, convergono storia e geografia con fantasie sfrenate e atmosfere ambigue; tutto ciò è reso ancora più fantastico, e persino simbolico, sia dai titoli poetici e allegorici dei brani leggendari che dall’opera illustrativa delicatamente surreale del pittore di un piccolo villaggio Marko Jakse, la cui firma magica, pur con solenni personaggi e paesaggi, adorna copertina e intarsio dell’opera.
La musica, in parte, come terapia, questo rilascio offre un portale per altri mondi musicali e sonori: una via di fuga dalla pandemia in corso e dai suoi effetti demoralizzanti e mentalmente drenanti e dalla crisi che ha scatenato in Slovenia, con alcuni gruppi di estrema destra che hanno approfittato soprattutto per intensificare il discorso di nazionalismo. D’istinto, e in parte per coincidenza, i Sirom tornano ad entrare con le loro vaghe ondulazioni ed echi illusori di luoghi, ambientazioni, tempo ed evasione in un altro lavoro altamente magico!!!
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