SIMON JOYNER – ‘Songs From A Stolen Guitar’ cover albumSimon Joyner ha mantenuto una carriera strettamente indipendente, lavorando senza manager, agenti di prenotazione o pubblicisti. Quando i giornalisti, critici musicali, chiedono materiale per recensire i suoi dischi capita che sia lui stesso a fornirlo.

Questa indipendenza ha permesso a Joyner di creare musica costantemente eccellente e i suoi album sono tra le musiche più belle e inquietanti degli ultimi 30 anni. È stato influenzato e sostenuto da numerosi altri artisti, tra cui Conor Oberst, che è di Omaha, dove risiede, Lambchop e Wilco, ma ha avuto un successo commerciale e un’esposizione limitati. La realtà del mondo della musica è che condurre una carriera in questo modo comporta alcuni svantaggi.

Potresti non aver sentito parlare di Simon, ma è un eccellente cantautore, come dimostra ancora una volta in “Songs From A Stolen Guitar”. Ma i punti di forza dell’LP vanno oltre la scrittura delle canzoni. Nell’affrontare i temi della solitudine e dell’isolamento, la produzione – che doveva essere eseguita a distanza, a causa della pandemia – rafforza i testi. La strumentazione è scarsa e c’è un po’ di suono lo-fi qui, anche se le cose sono pulite: non sentirai un sibilo o un farfugliamento. Sulle percussioni, i piatti sono stati consapevolmente evitati per non distogliere dal tono emotivo costruito dalle liriche dell’autore e dal resto della strumentazione, ed è stata una scelta eccellente. “Harvest” di Neil Young è menzionato come un’influenza, e l’austero folk-rock in cui il nostro suona è sicuramente in quella tradizione.

Le tracce di questo disco sono schizzi di personaggi alle prese con la solitudine e l’isolamento. È proprio lì nel titolo del primo pezzo, “Caroline’s Got A Secret”. Un segreto, per definizione, è qualcosa che non puoi condividere e questo ti rende isolato. I personaggi lottano con i segreti in tutto il lavoro: in “Don’t Tell Bobby I’m Done Singing These Blues” il narratore fa diverse affermazioni che sono ‘solo tra me e te’. In “Gone Too Soon” otteniamo uno schizzo molto specifico, di un personaggio in lutto per la scomparsa del loro coinquilino, mentre guardano la fotografia di un vecchio barbecue. La poesia di Simon brilla davvero nella innata capacità di riempire le proprie composizioni con dettagli spessi e specifici, come questi, e ‘i camerieri più scontrosi di Omaha’. “The Stolen Guitar”, che dà il titolo all’album, ricorda un po’ Jeff Buckley.

I personaggi di questi brani stanno lottando. Il protagonista di “Live In The Moment” non ce la fa; il narratore di “Don’t Tell Bobby…” sta lasciando un amante e il protagonista di “The Stolen Guitar” ha, beh, rubato la chitarra. “Takemah” inizia, ‘Il fascino della grondaia deve avermi condotto al suo letto’, che è ruvido. Non c’è molta leggerezza in questo rilascio. È pesante ed è buio, ma è bellissimo. E, per Joyner, c’è speranza in queste persone che riescono a sopravvivere. C’è una ragione per cui chiude il set con il brano “In The Morning Light”.

“Songs From A Stolen Guitar” ti chiederà di entrare nell’oscurità e, se sei disposto ad andarci, ne uscirai immerso nella luce!!!


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