SHIVA BURLESQUE – ‘Mercury Blues/Skulduggery’ cover albumL’anno scorso, gli appassionati di musica di un certo gusto (e, a dire il vero, di una certa età) sono stati entusiasti di notare la resurrezione della Independent Project Records, l’etichetta fondata dai Savage Republic e dal leader degli Scenic Bruce Lichter.

Conosciuta sia per le splendide confezioni tipografiche quanto per il gusto perspicace negli artisti (For Against, Half-String, Fourwaycross, Alison’s Halo, i già citati Scenic e Savage Republic), IPR sembrava essere in letargo negli ultimi anni, ma Il bellissimo ‘riconfezionamento’ di Licher del catalogo degli sciamani psichedelici Red Temple Spirits già nel 2013 ha mostrato segni di vita. A partire dal 2021, l’etichetta è tornata alla piena funzionalità, pubblicando le versioni deluxe del debutto di Scenic “Incident at Cima”, il primo album di Half-String, “A Fascination With Heights” e la raccolta di singoli/campionatori “The Source” lo scorso anno. Il primo trimestre del 2022 porta un nuovo trio di uscite che scavano nella storia del college/rock alternativo degli anni Ottanta e guardano al futuro.

Anche se ha ottenuto alcuni consensi durante la sua breve esistenza alla fine degli anni Ottanta, lo Shiva Burlesque di Los Angeles è probabilmente meglio conosciuto come l’incubatrice dell’epica rock band Grant Lee Buffalo, i cui tre membri prestavano servizio in Shiva al momento del disco in questione.

“Mercury Blues”, la seconda e ultima registrazione del quintetto, fa meravigliare perché la band non sia stata più popolare di quanto non fosse. Il matrimonio della poesia astratta e del carismatico baritono del cantante Jeffrey Clark con la scintillante acustica a 12 corde del chitarrista Grant Lee Phillips sembra fatto nel paradiso del Paisley Underground, soprattutto se supportato dall’abile lavoro ritmico del bassista Paul Kimble e del batterista Joey Peters e paesaggi sonori quasi ambient del violoncellista Greg Adamson.

Il quintetto esegue queste canzoni come se fossero tutte estensioni di una mente creativa, che si tratti di rock esplosivi come “Chester the Chimp” e “Sick Friends”, sogni fumosi come “Who is the Mona Lisa?” e “Nez Percé”, sfacciato giocoso come “Do the Pony” o un inno fantastico come “Chrome Halo”.

L’unica eccezione a questo focus visionario è la magnifica “Cherry Orchard”, una fetta di acid folk scritta da Phillips che suona come il progetto di Grant Lee Buffalo, è solo un’altra meraviglia in un disco di grande bellezza. Sfortunatamente, la band si sciolse solo pochi mesi dopo l’uscita dell’LP, che è l’unica spiegazione razionale del perché “Mercury Blues” non è diventato un successo dormiente nel fiorente mondo del rock alternativo, invece di un classico una volta tragicamente perduto, ma ora felicemente ritrovato.

Oltre a essere racchiusa in una grafica e un imballaggio tipicamente eccellenti, tra cui una cartolina e un opuscolo con note di copertina di David Fricke, questa edizione ristampata include un secondo disco di demo intitolato “Skullduggery”. Oltre alle prime versioni di sei brani di “Mercury Blues”, la raccolta contiene anche quattro pezzi che non hanno mai superato la fase demo, tra cui la luminosa “Moonchild”, il ronzante “Paul is Dead” e “Stoves!”, una canzone di Grant Lee Buffalo in tutto tranne il nome, particolarmente psichedelica. Il set si conclude con la splendida “Mink Emeralds Play”, un rilascio sognante di psych folk dagli occhi spalancati che è stata l’ultima canzone che la formazione ha creato insieme.




THE OPHELIAS – ‘Bare Bodkin’ cover albumCome per Shiva Burlesque, gli Ophelias di San Francisco sembrano una scelta naturale all’interno del mondo Paisley Underground, e in effetti, la bandleader Leslie Medford aveva fan accaniti in leader di quella scena come Scott Miller di Game Theory e Michael Quercio di Three O’Clock. Ma, a parte circa 120 minuti di airplay per la sciocca e poco rappresentativa romp “Lawrence of Euphoria” (una melodia chiaramente non in questa raccolta), il quartetto non ha mai preso piede al di fuori di alcuni appassionati. “Bare Bodkin”, che raccoglie molte delle migliori canzoni della formazione e pepite inedite, è una buona argomentazione per l’importanza del gruppo ormai defunto.

Profondamente imbevuto del lavoro di William Shakespeare (nessuna sorpresa, dato che sia il nome del gruppo che il titolo di questa composizione provengono da Amleto) e con una connessione apparentemente diretta allo stesso spirito etereo che alimenta icone della fine degli anni Sessanta/inizio Settanta come Syd Barrett e Peter Hammill, Medford ha scritto tracce che suonano incanalate da un’altra dimensione più mistica, ma che consente comunque di soddisfare i bisogni di base. ‘Il ragazzo era dinamite/Era un dio’, dichiara Leslie nell’eccitante “The Golden Calf Played Rock ‘n’ Roll”, una melodia che soddisfa la voglia di rock anche se infilza i suoi praticanti.

Si unì a metà della loro carriera l’esperto ‘axeman’ David Immerglück, che in seguito avrebbe ancorato gli altrettanto eccentrici Monks of Doom e avrebbe lavorato a lungo termine con John Hiatt, Camper Van Beethoven e Counting Crows, la band ha finalmente avuto la musicalità virtuosa necessaria per mettere davvero sopra le righe i capricci di Medford. Dalla psichedelia widescreen di “Glory Hog” e l’inedito “Sleepy Hamlet” (co-scritto da Jeffrey Clark e Grant Lee Phillips di Shiva Burlesque) al capriccioso crack-pop acido di “Pretty Green Ice-Box Eyes” e “This is My Advice to You” e l’assoluta assurdità di “Mister Rabbit” (un adattamento di una vecchia filastrocca per bambini) e “Overture to Anaconda”, i nostri combinano impulsi irrequieti con maestria musicale in modi che non si sentivano dai tempi di “The Piper at the Gates of Dawn”. Medford ha persino l’audacia di adattare i passaggi di Amleto direttamente al rock con “Nocturnal Blonde” e farlo funzionare.

Con queste e altre recenti uscite dell’etichetta, il rilancio dell’IPR è iniziato alla grande, pubblicando dischi che non solo alimentano la nostalgia per una certa era del rock alternativo, ma sostengono anche la loro importanza come qualcosa di più di semplici note a piè di pagina del rock universitario!!!


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