SAULT – ‘Nine’ cover albumQuinto disco in due anni per il collettivo ‘misterioso’ londinese. Per gli amanti della black music (e non solo) i Sault sono stati la sensazione più bella degli ultimi tempi. Non solo per la musica – un brillante mix di soul, r&b, funk, elettronica e afrobeat – o per i testi, sempre molto realisti e diretti, ma anche per la modalità totalmente anti-marketing (e quindi molto efficace) delle loro uscite.

“Nine”, che secondo la band sarà disponibile per soli 99 giorni (fino al 2 ottobre), segue due dei migliori dischi dell’anno scorso, “Untitled (Black Is)” e “Untitled (Rise)”, e due degli highlights del 2019, “5” e “7”. Come i suoi predecessori, anche questo parla esplicitamente dell’esperienza dei neri, in questo caso, della crescita nei quartieri popolari di Londra. È un lavoro pieno di traumi, resilienza e canzoni allettanti.

I Sault evitano la stampa e la maggior parte dei social media (anche se “Nine” trasmette sul proprio account Instagram ed è disponibile per il download gratuito da www.sault.global), e l’esatta appartenenza della band non è chiara, a parte il produttore Inflo (Dean Cover, che ha aiutato ha prodotto l’ultimo album di Michael Kiwanuka), la cantante Cleo Sol (Cleopatra Nikolic) e alcuni altri collaboratori regolari.

“Nine” suona come un mixtape, viaggiando da tracce sparse e pesanti (“Fear”, che sminuzza la frase ‘il dolore è reale’; “London Gangs”, che rimbomba come un vecchio pezzo dei Chemical Brothers) a ballate malinconiche e belle (“Bitter Streets”, “Alcohol”) a costruzioni più piene di speranza, jazz, simili a collage (“Nine”, “Light’s in Your Hands”). Segmenti di parole, a volte strazianti, a volte umoristiche, dividono i tre atti, collegando le canzoni come un interrogatorio sostenuto.

Gli album “Untitled” dell’anno scorso erano più lussureggianti e si appoggiavano maggiormente al soul della vecchia scuola; come “5” e “7”, la nuova uscita è ridotta (e breve, a 34 minuti). Segue la sequenza numerica, anche se il suo significato è un altro mistero.

C’è una leggerezza in queste canzoni che le fa sembrare divertenti e spesso senza sforzo, e il set inizia persino con un canto corale intitolato “Haha” che sembra preso in prestito dal parco giochi: ‘Che ne dici di ha-ha-ha-ha/Che ne dici dell’amore’. Little Simz, che in precedenza aveva collaborato con Inflo nel suo eccellente album del 2019, “Grey Area”, infonde una bonaria sfida in “You From London” contro un ritornello del titolo sempre più sciocco; ‘fumando quella Mary Jane, al verde ma con ambizione’, rappa Simz, ‘Non ci interessa cosa dobbiamo affrontare’. Sembra che ci sia un senso del divertimento fine a sé stesso, ma anche in questo stato più rilassato, la dura realtà non è mai così lontana: ‘Conosco assassini per strada, ma non sono davvero coinvolto/Noi non vogliamo causare alcun dolore, ma veniamo attivati ​​quando sentiamo il rumore della polizia’. Gran parte del carattere di “Nine” deriva dalla sua atmosfera più grintosa. Il trio di canzoni di apertura—”London Gangs”, “Trap Life” e “Fear”—è costruito su bassi fuzz e strati di percussioni, il loro funk scheletrico e tagliente si avvicina al tipo di dancepunk rigido con cui ESG ha aperto la strada all’inizio degli anni ’80, mentre rifletteva un trauma radicato nei giorni nostri.

Ma nel secondo atto dell’album, c’è una pausa da questo suono funk più sporco verso qualcosa di più sbarazzino e più sottilmente carino; le delicate pennellate di chitarra jazz di “Bitter Streets” sembrano un sogno ad occhi aperti primaverile, mentre i suoi testi alludono alla violenza urbana, un riconoscimento implicito per assaporare la bellezza anche quando il mondo esterno è duro e spietato. Non è fino alla title track che Sault rompe completamente l’ansia e il trauma e alla fine trascende, accendendo una permutazione profondamente funky di “Dear Prudence” con l’affermazione ‘Non dimenticare di sognare’.

I Sault sono diretti e persino abrasivi come non hanno mai suonato su “Nine”, offrendo un realismo caustico che si adatta a loro esteticamente così come le loro meditazioni funk-soul più fluide. Ma non è la somma totale del loro universo; anche nell’oscurità, non dimenticano mai di sognare!!!


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