Che sia una metà di House and Land al fianco di Sarah Louise Henson, lavorando con i revivalisti dei vecchi tempi degli Appalachi, Black Twig Pickers, o sui propri vari album da solista, la polistrumentista Sally Anne Morgan pervade i principi del tradizionalismo musicale con il suo giro. Sebbene sia ovviamente riverente nei confronti del lignaggio, c’è sempre stata la sensazione che sia più felice di manomettere il canone, sventolando la bandiera per la rinnovata rilevanza della musica folk attraverso un’accorta mutazione.
Per la sua seconda uscita da solista, Sally Anne Morgan ha evitato le strutture folk e pop del suo debutto, “Thread” dell’agosto del 2020, per un approccio molto più sciolto e organico; anzi, a volte la musica qui si presenta come fili sonori, appena intrecciati tra loro. L’effetto è liberatorio e inaspettato come una passeggiata nella natura.
Il primo singolo, “Prune”, prende una melodia scheletrica da banjo, uniforme come gocce di pioggia sulle foglie e aggiunge lenti mezzi inchini del violino per creare un arazzo minimalista di bagliori e luccichio. C’è chiaramente un’inclinazione improvvisata in “Cups” che è diretta, chiara e abbastanza magica; mi ha preso al primo ascolto.
“Hori Hori” si sente più composto del singolo e della canzone di apertura, “Night Window”, che utilizza note di violino disparate e glockenspiel sparsi per evocare gli infiniti movimenti notturni. Invece, usa la chitarra a pizzico e alcune note di banjo per creare una melodia più lineare e progressiva; il violino è di nuovo integro, con note più lunghe e sviluppate che formano il nucleo del pezzo.
“Pitagora” introduce frammenti di percussioni e l’inquietante rantolo di una rana di legno, lavorando insieme ad un violino sconnesso e banjo per dipingere un’immagine meno soddisfatta, mentre “Through the Threshold” usa una melodia tradizionale del violino per realizzare magnificamente un senso di purezza e ottimismo. Ancora meglio è la traccia di chiusura, “Angeline”, in cui sei corde e banjo, gradualmente più urgenti, suonano insieme a colpi di violino più lenti e più bassi per creare un senso di intensità complessa.
Per molti versi, i suoni acustici delicatamente stratificati di “Cups” hanno portato alla mente l’album “Nighttime Birds and Morning Stars” della compagna di band Sarah Louise, in quanto utilizza frammenti sonori e strutture musicali meno evidenti, ma questo lavoro, ovviamente, contiene più musica dal suono rustico e legnoso, meno psichedelia di quella che si trova in “Nighttime Birds”.
È un LP che stordisce; i modelli convenzionali sono usati con parsimonia insieme a note fluttuanti e arrangiamenti in loop per ottenere una musica che sfida e riporta meravigliosamente alla mente la magia e le complessità della natura e della vita rurale. Questo è un lavoro altamente creativo, ricco e dettagliato!!!
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