Non credo che il nome di Sally Ann Morgan possa suggerirvi qualcosa, forse neanche quello delle House and Land, probabilmente vi sarà più familiare quello dei Black Twig Pickers. Al di la di questo giochino, occupiamoci unicamente del suo esordio solista, “Thread”, che uscirà in settembre per la Thrill Jockey.
La nostra è una musicista particolarmente interessante, suona violino, banjo, chitarra e canta. Il suo retaggio musicale è l’antico folk degli Appalachi sui cui Sally applica concetti moderni quali psichedelia, sperimentazione e ‘pop’. In quest’occasione si cimenta con Andrew Zinn (chitarra), Nathan Bowles (batteria) e riesce a mettere in scena una musica bucolica che ci riporta all’Inghilterra del neo-folk a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, depauperandola degli aspetti rock che erano ben presenti in quel preciso momento storico.
Il disco è stato registrato in Virginia e Georgia e mette assieme strani fini, storie ascoltate, ricordi personali e presi in prestito. Sally crea un suono che ha il potere di trasportarci in un’epoca passata, ma ancora in grado di lasciarci a bocca aperta. Riesce a farlo sia in quei momenti in cui è capace di comporre pezzi adatti a tutti gli ascoltatori, anche quelli non avvezzi alla musica degli Appalachi (“Polly on the shore” e “Annachie Gordon” poste all’inizio e alla fine del lavoro e per cui non ci sono parole per descrivere una tale magnificenza), sia negli episodi più propriamente rurali e antichi quali “Sheep shaped”, oppure adatti ad una festa casalinga più raccolta come in “Thread song”.
Si presentano anche momenti maggiormente spirituali densi di tensione mistica (“Garden song” e lo strumentale “Ellemwood meditation”), situazioni che si adagiano in ruvide romanticherie (“Wintersong” e “Wagoner’s lad”). Poi arriva un brano che recupera la tradizione, ma sa trasportarla nel futuro, la stupenda “Sugar in the gourd”, in cui vi invito a lasciarvi travolgere dall’uso del violino.
I dischi delle House and Land mi erano piaciuti, ma avevano lasciato anche qualche punto di domanda a causa di alcuni cedimenti lungo la durata degli album. In questo caso devo invece convenire che siamo al cospetto di una raccolta eccellente in cui non ci sono passaggi a vuoto, con canzoni solide dal punto di vista compositivo e suonate ancor meglio. Forse il problema del gruppo era la presenza dell’altra musicista, Sarah Louise Henson, perché ora la presenza di un chitarrista e di un batterista hanno dato maggior dinamicità all’opera.
Se amate il folk britannico che canta le antiche tradizioni, questo è il disco perfetto da ascoltare, un’uscita accattivante che non sarà destinata ad essere considerata un episodio minore!!!
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