Armata di un disprezzo per il pastiche e di un’inclinazione per lo sperimentalismo, l’artista francese di nascita e berlinese di adozione, rRoxymore, ha trascorso l’ultimo decennio ad espandere i confini di ciò che costituisce la musica da club. In “Perpetual Now”, il suo secondo lavoro, mostra ancora una volta questa propensione a spingere l’involucro sonoro, confondendo i confini tra l’elettronica e l’organico. Sovvertendo il formato tradizionale del disco, “Perpetual Now” è composto da quattro paesaggi sonori estesi, ognuno dei quali conduce l’ascoltatore in un viaggio attraverso il tempo, la struttura e lo stato emotivo.
Hermione Frank si unisce alla famiglia Smalltown Supersound per il suo set più confuso e soddisfacente fino ad oggi: dispiegare quattro ipnotici allenamenti sperimentali di lunga durata che si spostano attraverso heat-haze dub, freeform jazz, ambient electronix.
L’album di debutto dei rRoxymore, “Face to Phase”, è stato una gradita stranezza quando si è materializzato nel 2019, un composto letterario di slancio da dancefloor in ceramica e orizzontali di fascia bassa che si rifiutava quasi ostinatamente di attaccarsi a qualsiasi tendenza ovvia. Aveva senso data la propria sinuosa storia musicale: parte attiva della scena musicale ibrida di Parigi, suonando jazz, house e hip-hop, Frank si è poi trasferita a Berlino per indagare ulteriormente sulla musica elettronica e ampliare le proprie conoscenze senza restringere gli orizzonti. “Perpetual Now” è un’estensione degli sforzi che ha compiuto nell’ultimo decennio per formulare una firma musicale unica, e a questo punto della carriera suona davvero distinta. Preferendo sintetizzatori FM vitrei e clangori percussivi ossessivamente realizzati a mano per campionare foraggi e preset DAW, Hermione ha escogitato un suono che cavalca i generi per necessità piuttosto che per progettazione. La sua tavolozza è complessa e mutevole come qualsiasi cosa tu possa scavare dal mondo sperimentale, ma scorre con la sensualità della migliore deep house a fuoco lento o dei più fumosi groove downtempo.
Qui fa a meno dei convenevoli pop, dirigendo i concetti in quattro lunghi movimenti che pullulano di vita e raccontano una storia stratificata e corsiva. Abile DJ oltre che produttrice premurosa, infonde significato ad ogni elemento, conferendo alla musica un livello di mistero che premia gli ascolti profondi e ripetuti. Il brano di apertura, “At the Crest”, dura quasi 10 minuti e si intreccia consapevolmente attraverso un’astrazione tagliente come un rasoio, rimbombi di fascia bassa da club e sfrigolii psichedelici ad alta frequenza da solleticare le orecchie. Musicalmente non è un milione di miglia dal Livity Sound di Bristol, ma lei apporta una sensibilità jazz alle proprie produzioni elettroniche, aggiungendo calore inaspettato e gesti armonici ad ogni composizione. “Sun in C” è ancora più aperta con le sue ispirazioni, passando da un’interpolazione senza battute di “French Kiss” ad un free jazz ambient, con esplosioni dissociate di espressionismo del sax drappeggiate su sonagli sismici di ‘sub bass’.
“Fragmented Dreams” risuona dell’intensità psicotomimetica di Donato Dozzy o, più recentemente, di CCL. I battiti della nostra non martellano tanto quanto fluttuano: la sua fascia alta ticchetta come un orologio effimero perso nella propria stessa bolla, mentre i calci rotolano come onde. Tutto questo si accumula verso l’impressionante segmento finale del rilascio “Water Stains”, un’epopea ritmica che stabilizza calci di insetti sottili come carta con suoni di tom dalla forza meccanica e pad levitazionali new age. Ancora ancorato allo slancio della musica da club contemporanea, il brano suona come se fosse fuori dal tempo, assemblato da suoni inaspettati e guidato verso un luogo sconosciuto. Il potere di Hermione Frank è la sua capacità di creare storie coerenti da una miriade di influenze ed esperienze, ed è un privilegio entrare nel suo mondo per un po’.
Raccomandazione enorme!!!
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