‘Piantate radici fra le stelle’. Sull’onda di una citazione della grande scrittrice Afro-Futurista Octavia Butler arriva finalmente il nuovo album dei Roots Magic, il loro terzo per la portoghese Clean Feed.
Impreziositi dall’apporto di due ospiti illustri come Eugenio Colombo – flauti e Francesco Lo Cascio – vibrafono, il quartetto Romano ci accompagna in un nuovo viaggio nella terra di confine fra blues e jazz creativo. Tra contagiosi groove Afro, intense aperture Spiritual e coinvolgenti cavalcate Free il nuovo repertorio si basa su arrangiamenti di brani di Phil Cohran, Kalaparusha Maurice Mc Intyre, Charles Tyler, Ornette Coleman, Skip James, Sun Ra, Charlie Patton e John Carter.
Un avvolgente e magnetico groove imbastito dal basso e dal vibrafono, poi le frasi incalzanti ed evocative, quasi cerimoniali, scandite dai fiati . Quindi una cesura, un break, che introduce una diversa e più sciolta scansione ritmica, su cui si innesta un concitato solo del flauto, accompagnato da echi dell’atmosfera iniziale, che ritorna a dominare il finale, trasformandosi in un fraseggio più esteso ed articolato. Così ha inizio l’album del gruppo romano, formazione fondata a Roma nel 2013. Il brano è “Frankiphone Blues” di Phil Cohran, trombettista nell’orchestra di Sun Ra a fine anni ’50, ed è un inizio che non può lasciare indifferenti, come tutto il terzo album del quartetto pubblicato dall’etichetta Clean Feed. Un ulteriore passo in avanti rispetto al primo “Hoodoo Blues & Roots Magic” (2015) ed al successivo “Last Kind Words” (2017) in quel progetto originale e senza compromessi che si propone di accoppiare materiale del blues arcaico degli anni ’20 e ’30 ed autori quali Charley Patton, Blind Willie Johnson, Skip James, a composizioni ed approccio tipici del free jazz, assumendo come riferimenti i nomi di Sun Ra, Roscoe Mitchell, Henry Threadgill, Pee Wee Russell, Ornette Coleman.
Nelle otto tracce del disco, Alberto Popola (clarinetti), Errico De Fabritiis (saxes) , Gianfranco Tedeschi (basso) e Fabrizio Spera (batteria) con gli ospiti Eugenio Colombo ai flauti e Francesco Lo Cascio al vibrafono, riescono a rendere esplicita ed attuale, attraverso la rivitalizzazione del repertorio scelto, integrato da sezioni autografe inserite nel tessuto dei brani, tutta la forza espressiva ed il feeling brutale di una musica amata ed omaggiata come elemento di crescita personale.
Succede tutto in modo naturale, nello svolgimento di un racconto che attraversa le otto tracce fino alla conclusione affidata al clarinetto calato in una straniante atmosfera ambientale di “Karen on monday” di John Carter: dalle ondate free di “Humility In The Light Of Creator” di Kalaparusha e dagli incastri geometrici fra i fiati di “Still Screaming For Charles Tyler” del baritonista statunitense, che brucia poi in un intenso fuoco acceso dal sax e dal clarinetto oltre la metà del suo svolgimento, al blues tagliente e dinamico di “Devil Got My Woman” (Skip James), introdotta dal basso di Tedeschi e chiusa nel ripiegarsi dei fiati in un epilogo dominato dalle percussioni, fino alle esaltanti reiterazioni ritmiche di “Mean Black Cat Blues” di Charley Patton. Poi ci sono i brani di Ornette, “A Girl Named Rainbow“, del 1978, già interpretato da Andrew Cyrille, e di SunRa, “When There Is No Sun“. Il primo, una lenta e progressiva costruzione di un tema che, nella sua compiuta esposizione, arriva dritto al cuore. Il secondo, un viscerale riff blues che a metà subisce una metamorfosi free e prosegue in modo simbiotico fra le due componenti, a rappresentare quasi simbolicamente l’anima di Roots Magic.
Un lavoro che non lascia indifferenti, vitale e creativo e portato a termine da un gruppo italiano capace di scavare nelle radici e di accedere tra le stelle del jazz afroamericano!!!
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