ROBOT GOD: “Silver Buddah Dreaming” cover albumI Robot God sono una rock band psichedelica spaziale di Sydney, in Australia, che offre una potente miscela di space rock, stoner tradizionale e psichedelia. I fan di Hendrix, Black Sabbath, Pink Floyd, Earthless, The Atomic Bitchwax e Elder non rimarrebbero delusi.

Gli incontri casuali, in musica, sono spesso quelli che portano le migliori sorprese, dal nulla ti imbatti in qualcosa che allieterà i tuoi ascolti più e più volte. La segnalazione è arrivata da un amico/cliente, amante dei suoni duri e psichedelici. Poche volte mi sono trovato in sintonia con i suoi gusti, ma, in quest’occasione, sono rimasto folgorato, clamorosamente sorpreso.

Il gruppo è composto da un terzetto, classica formazione in trio, Matt Allen al basso, Tim Pritchard alla batteria e Raff Iacurto alla sei corde, capaci di dare alle stampe un fulminante album d’esordio. La formula è un blend di psichedelia, heavy rock e sintetizzatori per gli effetti space che si accompagnano in modo sublime al tutto. Ricetta semplice e già utilizzata migliaia e migliaia di volte in passato.

Il disco è composto da otto brani per un totale di settanta minuti di musica, ma non preoccupatevi non c’è un momento di stanca, non ci si annoia mai, anzi al termine si rimane delusi dal fatto che l’ascolto sia terminato.

La formula è quella di trasportare il fuzz ed immergerlo nello stoner, la psichedelia la si trova nei suoni lisergici e si abbonda con sfumature spaziali, il tutto sostenuto da una forma heavy di potenza notevole, ma che non scade mai nel dozzinale. Ciò che rende il lavoro veramente interessante è la bravura di Iacurto alla chitarra, il cui sound risulta essere liquido e cristallino come da tempo non si ascoltava.

Molto spesso album di questo genere risultano molto accattivanti, ma poi si rivelano pianificati a tavolino e il risultato è quello di una scarsa originalità. In quest’occasione mi sembra di poter affermare che vi sia una onestà di fondo che fa onore ai tre australiani, i quali sembrano partiti per un viaggio come fossero in trance per raggiungere galassie sconosciute e non far più ritorno.

Pieno di bellezza e con momenti davvero pesanti, il trio ci invita in un viaggio sbalorditivo e strabiliante di proporzioni comuni ai confini più remoti dell’universo della psichedelia spaziale!!!


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