REVEREND JOHN WILKINS- “Trouble” cover albumTra le altre eredità quasi dimenticate, quella del blues acustico rurale degli anni ’20 e ’30 è una parte della storia americana che è tristemente trascurata. Anche se alcuni di questi artisti sono stati ‘riscoperti’ negli anni ’60, nomi come Furry Lewis, Mississippi John Hurt, Memphis Minnie, Blind Willie McTell, Charley Patton e Robert Wilkins, sarebbero stati un mistero per la maggior parte o presunti personaggi di fantasia. Non commettere errori, erano tutti fingerpicker di chitarra in carne e ossa di prim’ordine. Il caratteristico stile percussivo di Wilkins ha influenzato i suoi contemporanei e ha attirato l’attenzione dei Rolling Stones che hanno interpretato la sua canzone “Prodigal Son” come propria. Sebbene abbia registrato per la prima volta negli anni ’20, Wilkins visse fino al 1987. Fortunatamente per noi, le eredità registrate di queste leggende sono ancora prontamente disponibili e nel caso di Wilkins suo figlio, Il reverendo John Wilkins, porta avanti la tradizione blues e gospel di famiglia.

A differenza di suo padre, in “Trouble”, Rev. John si concentra principalmente sul suonare il blues elettrico con il suo asso nella manica, essendo il suo trio di figlie (Tangela Longstreet, Joyce Jones, Tawana Cunningham) che fornisce abili canti di supporto e in alcuni casi voce solista. L’album inizia con la sua title track, un allenamento pungente che si concentra sulle preoccupazioni mondane e getta un po’ di ombra sulla strada della Casa Bianca nel processo. Il corso del disco beneficia della sua varietà di approcci. Le lavature Hammond B3 di “You Can’t Hurry God” solleveranno i capelli di credenti e non credenti, mostrando anche la voce più forte di Wilkins. Lo standard “Wade in the Water” fornisce una cadenza minacciosa di chiamata e risposta. E “Walk With Me” è l’esempio più vicino del blues acustico di suo padre sposato con voci cavernose più in linea con Blind Willie Johnson.

Oltre alle sue attività musicali, Wilkins è anche pastore della Hunter’s Chapel Baptist Church a Como, Mississippi. Avere le sue figlie a portata di mano aiuta a catturare l’aria glorificata di un servizio a domicilio. John prende anche una pausa (almeno vocalmente) a metà raccolta per lasciare che i suoi figli abbiano il loro momento di gloria. Una cover di “Darkest Hour” di Ralph Stanley è la situazione clou di questo passaggio.

Registrato ai Royal Studios di Memphis, dove Wilkins eseguiva sessioni di lavoro nei suoi primi giorni, “Trouble” non si adagia sugli allori come pezzo ereditato. È una fetta vivente e che respira di crudo gospel blues per mano di un uomo che ha visto molto nella sua vita. Circondato dalla famiglia, Wilkins rappresenta una testimonianza di una vita trascorsa nella musica e nella fede.

Proprio a poche settimane dalla pubblicazione da parte della Goner, etichetta di Memphis, sua città natale, del disco, ci ha lasciato Reverend John Wilkins. Si è spento il sei ottobre per le conseguenze del Sars cCovid-19 che aveva contratto nei mesi scorsi. Purtroppo ci lascia un personaggio e musicista, degno erede del padre nonché di quella tradizione musicale che sa coniugare la tradizione country-blues, il gospel e il soul. È proprio un anno maledetto!!!


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