REVELATORS SOUND SYSTEM – ‘Revelators’ cover albumHiss Golden Messenger, aka MC Taylor è ampiamente riconosciuto all’interno di uno specifico spazio musicale: l’americana, vagamente, o il regno ampio e, talvolta, difficile da definire dell’indie folk. È un cantautore in senso classico, che costruisce narrazioni e un’estetica calorosa sia da una tradizione di trovatori che lo hanno preceduto sia da una particolare crepa per il lirismo che pone domande più grandi di quanto non offra risposte. Ma mentre Hiss Golden Messenger è il più prolifico dei suoi progetti con circa una dozzina di album, ha seguito una prima incursione nell’hardcore con Ex-Ignota e un suono alt-country più psichedelico in The Court & Spark, ognuno dei quali ha mostrato texture molto diverse ed estetiche per il musicista nato in California, con sede nella Carolina del Nord, che sembravano suggerire che il suo suono è sempre stato una sorta di bersaglio mobile.

L’introduzione di Revelators Sound System, un suggestivo progetto jazz funk con il bassista della Spacebomb Records, Cameron Ralston, è la prova di quella sensibilità alla ricerca. Composto da quattro lunghi brani strumentali, il disco trae ispirazione da una miriade di influenze che vanno dalla jazz fusion degli anni ’70 – in particolare “Bitches Brew” di Miles Davis – e le sessioni di “Head Hunters” di Herbie Hancock che fondono le vene – soul psichedelico, funk e dub. E questi musicisti ci sanno fare assolutamente.

Dalla traccia di apertura, “Grieving”, suscitano un’energia e uno slancio abbastanza vibranti da guidare un intero lavoro di canzoni, fiati carichi di effetti che turbinano attorno a un groove di basso pesante e un ritmo duro che alla fine cede e lascia il back-end della pista alla deriva nello spazio. Si narra che il fumo che sale dal bordo di quel ritmo sembra altrettanto denso anche quando il fondo cade.

Intitolando la prima traccia “Grieving”, i nostri offrono un sottile suggerimento sulla natura di ciò che guida la musica che hanno creato. In un comunicato stampa, Ralston afferma: ‘Abbiamo sempre parlato solo di quale emozione stavamo cercando’, e c’è tanta riflessione e lutto qui quanto c’è un tentativo di incanalare qualcosa di cosmico attraverso il suono puro. Nell’atmosfera delicata e nelle note sostenute di “Collected Water”, il duo cattura qualcosa di più fragile e vulnerabile, mentre in “Bury the Bell” c’è una sorta di stupore aperto nelle sue onde sonore amorfe, in comunione con ‘Eno on the Moon’.

Le meditazioni sul dolore, per quanto elettrizzante l’interpretazione, chiudono la raccolta, tuttavia, e nella traccia di chiusura, è un dolore che è allo stesso tempo universale e specifico. “George”, che il gruppo ha scritto dopo l’omicidio di George Floyd per mano della polizia di Minneapolis nel 2020, non perde mai il suo ritmo anche se gli archi e le melodie del sassofono cercano di esprimere un profondo senso di lutto e tristezza attraverso la bellezza in tonalità minore: uno struggimento che non può essere sempre così facilmente articolato.

Non è musica di protesta nel senso più letterale, ma usa quel dolore e quella rabbia come piattaforma per trovare bellezza e catarsi. I Revelators Sound System non lasciano andare l’ascoltatore senza che abbia provato qualcosa: tristezza, rabbia, spiritualità o semplicemente essere commossi dal suono stesso!!!


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