Il primo approccio con Randy Newman, verso la fine degli anni ’70, non fu sicuramente positivo. Il disco che ascoltai fu ‘Sail Away’ per piano e voce, situazione che la mia cultura musicale ancora non poteva permettersi. Tenendo presente, a parte pochi autori, che le liriche mi hanno sempre attirato poco, non vi era la possibilità che l’album potesse piacermi. Uno dei punti di forza del nostro, infatti, sono sempre stati i testi, che non sono autobiografici ma esprimono il pensiero del narratore che spesso risulta esser protagonista e zimbello della canzone stessa. I personaggi che popolano le sue canzoni sono i cosiddetti narratori inaffidabili, unreliable narrators, dalla definizione di Wayne C. Booth. Le liriche trasudano di sarcasmo, giochi di parole, di cultura popolare americana e sono essenziali per comprendere a fondo l’autore. Randy Newman può essere collocato tra i singer-songwriter, ma possiede musicalmente una cultura più profonda rispetto alla media. Le sue fondamenta musicali nascono dalla frequentazione di alcuni zii, celebri compositori per musiche da film. Ma si possono rintracciare anche cabaret, suoni per cartoons, rock’n’roll, blues e cori gospel, un ventaglio ampio e non da tutti digeribile. La sua carriera discografica si può dividere in tre momenti: il cantautore degli anni ’70 primi ’80, il compositore di colonne sonore, dalla seconda metà degli anni ’80 fino alla fine degli anni ’90, ed il ritorno alla musica d’autore negli anni 2000. E’ stato, è, e sarà sempre un musicista per pochi, dalle scarse vendite, ma apprezzato da colleghi che hanno spesso saccheggiato il suo songbook. I ThreeDog Night fecero di ‘Mama Told Me Not to Come’ una grande hit, ‘Sail Away’ fu ripresa da Ray Charles e Linda Ronstadt, ma forse tutti possono ricordare ‘You Can Leave Your Hat On’ che fu portata al successo mondiale da Joe Cocker come canzone trainante del film ‘9 settimane e 1\2’. Se non l’avente capito vi dirò che ora Randy Newman è uno dei miei autori preferiti proprio per la sua capacità di miscelare tutte le musiche della cultura americana. A distanza di nove anni dal precedente è da poco uscito ‘Dark Matter’ che mi ha accompagnato a lungo durante quest’infuocato mese d’agosto riuscendo a rinfrescarmi il cervello. L’ironia ed il sarcasmo sono sempre presenti, ce n’è un po’ per tutti, dai fratelli Kennedy a Putin, dalla scienza alla religione. Musicalmente, mi sembra il più completo disco di Randy, in quanto oltre alle sue solite caratteristiche di pop hollywoodiano, cabaret, rhythm’n’blues, possiamo sentire serenate tex mex in ‘Brothers’, qualcosa del folklore russo in ‘Putin’, il blues di ‘Sonny Boy’ è piuttosto un ragtime. Un album da gustare appieno in tutta la sua durata, anche se credo che sarà apprezzato dai soliti carbonari e rifiutato dalla maggior parte delle persone.

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