RAILROAD EARTH – ‘All For The Song’ cover albumÈ in qualche modo appropriato che una band che prende il nome da una poesia di Jack Kerouac pubblichi un album di ‘destinazione’, pieno di testi ispirati su leggendari viaggi su strada e compagni caduti, che è esattamente ciò che gli amati pionieri del jamgrass Railroad Earth hanno fatto con la loro ultima uscita in studio, “All For the Song”.

Dopo aver subito la tragica perdita del membro fondatore Andy Goessling, scomparso di cancro nel 2018, la band ha deciso di dirigersi a sud, negli accoglienti confini di New Orleans per riorganizzarsi e prepararsi per la registrazione del loro ottavo LP, il primo da allora, “The Last of the Outlaws” del 2014. Quella decisione tattica di cambiare luogo ripaga ammirevolmente poiché il disco risultante è l’ennesimo ingresso in una già lunga serie di uscite in studio davvero notevoli del collettivo del New Jersey.

Un’ulteriore fonte di ispirazione musicale viene dalle capacità di produzione di Anders Osborne, segnando la prima volta che la formazione ha utilizzato un produttore esterno per uno dei loro lavori in studio. ‘Il suo entusiasmo è contagioso’, dice il batterista Carey Harmon in riferimento al lavoro con Osborne. ‘Ci sono cinque produttori in questa band, quindi una voce volitiva dall’esterno di solito è piuttosto essenziale’. Anders era la voce. Sheaffer è d’accordo: ‘Ha portato un’anima pura e impegnata, una risata indimenticabile, una ricca tavolozza di emozioni, una grande scorta di chitarre e amplificatori, derive filosofiche, libertà, onestà sfrenata, calore e amore’.

Il disco si apre con “The Great Divide”, un incoraggiante tributo a Goessling che ha un impatto immediato sull’ascoltatore grazie al contagioso ritornello strumentale del violinista Tim Carbone e ad alcuni testi commoventi di Sheaffer, il cui lavoro come principale paroliere è spesso criminalmente trascurato. “Blues Highway”, un numero spassoso che vanta alcuni riempimenti di mandolino scelti da John Skehan e un’infarinatura di cordiali armoniche, dipinge un quadro vivido di un’esperienza straziante che Sheaffer ha vissuto mentre guidava lungo la Highway 61 quando improvvisamente ha incontrato un diluvio di bibliche proporzioni.

Uno dei tanti momenti salienti del rilascio, “It’s So Good”, brilla grazie ai testi ottimisti e all’aggiunta di un ensemble di fiati che aggrega un autentico elemento imbevuto di Big Easy alla traccia edificante e mostra l’esclusiva camaleontica capacità del gruppo di abbracciare abilmente più generi, nonostante la cifra stilistica strumentale sia incentrata sul bluegrass.

Ispirato da un romanzo poco conosciuto del 19° secolo, “Green Mansions”, l’atmosfera suggestiva di “Showers of Rain” è un ulteriore momento saliente, con l’uso sereno di archi e piano elettrico oltre ad alcuni impressionanti lavori di chitarra di Osborne, che portano ad una psichedelica avventura che alla fine supera gli otto minuti, rendendola la traccia più lunga dell’LP con un margine significativo. “Come & Go Moon”, originariamente scritto dal bassista Andrew Altman diversi anni fa, ma mai registrato fino ad ora, è uno shuffle furtivo che presenta un gancio strumentale unico che ricorda stranamente “Tennesse Jed” dei Grateful Dead ed è seguito dal country- sfumato “Runnin’ Wild” e dalla paludosa “My Favorite Spot”, che funge anche da ottimo esempio dell’impressionante estensione vocale di Sheaffer.

Con alcune delle registrazioni finali di Goessling su ukulele e chitarra ad alta intensità, “Drifting” è un affare ipnotico che segue con grazia un segmento strumentale drammatico con influenze barocche e celtiche affettuosamente chiamate “The Bardo”. La raccolta si conclude con una nota cupa, la triste title track di Sheaffer, che, secondo il chitarrista, conta tra la sua produzione lirica più emozionante. ‘È un po’ doloroso pensare o parlarne, ad essere onesti, come lo sono un paio di altri brani di questo disco. Il pezzo dice molto più che abbastanza, credo’.

Ricco di melodie avvincenti, musicalità di prim’ordine e testi profondi che evocano echi di Robert Hunter, “All For The Song” offre un’allettante raccolta di brani che faranno molto per consolidare lo status di Railroad Earth come uno degli acts americani più influenti di sempre!!!


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