PIGS PIGS PIGS PIGS PIGS PIGS PIGS – ‘Land Of Sleeper’ cover albumPigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs sono una band che non ha paura di immergersi nel considerevole pool di tropi della musica rock, creando un suono sporco e infuso di psiche che tocca Sabbath e Motorhead con vertiginoso abbandono. Per la maggior parte, il loro ultimo album, “Land of Sleeper”, è un affare semplice – sfacciatamente, deliziosamente semplice – con il sacro trittico di chitarra, basso e batteria che suonano quasi all’unisono, oscillando tra riff soffocanti a rotta di collo e crolli euforici a mezza velocità. Eppure, sotto questo mare di distorsioni ben eseguito c’è forse qualcosa in più.

L’intero LP sembra essere reso attraverso un muro viscerale di nostalgia, come se stessimo scrutando in un sogno febbrile del rock and roll – le sue parti prese in prestito, sebbene familiari, strane e astratte. L’effetto è senza dubbio causato in parte dalla produzione: gran parte della chiarezza delle alte frequenze è stata attenuata, lasciando che gli strumenti si fondassero insieme in un’ampia palude che smorza le vibrazioni da festa maschilista che tali ‘Big Riff’ spesso invocano. Voci seducentemente monotone, incrostate di riverbero e moderatamente sepolte nel mix, sposano dispositivi lirici logori che emergono momentaneamente dal frastuono – allusioni a ‘la bestia’ e altri – frasi aggiunte che spingono le cose in un territorio decisamente gotico.

Mentre il metal ha a lungo giocato con il macabro, Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs incanala la teatralità specifica di Electric Wizard attraverso una lente un po’ più intontita e da stoner, e anche se difficilmente sfonda la porta dell’avanguardia, è certamente un sacco di divertimento. Tracce come “Big Rig” si basano su un lavoro di chitarra abbastanza trad-metal, ma tali indulgenze sono parate da linee più lente di distorsione acuta e allungata, le loro parti riconfigurate e riformulate, come se fossero soggette ad una costante disintegrazione.

Nonostante tutte le sue riconoscibili vibrazioni rock, tuttavia, è nei momenti più esoterici del disco che le cose sembrano davvero decollare. “The Weatherman” si distingue non solo per il suo ritmo relativamente glaciale, ma anche per il canto pagano meravigliosamente ostentato. Travolgenti lamenti di “Serpent! Heathen! Malice! Violence!” ondate di tamburi a forma libera che rotolano a terra, le chitarre alla fine entrano in azione con una minaccia carica di sventura e grida di disperazione genuinamente spaventose.

È improbabile che “Land of Sleeper” conquisti chiunque non apprezzi già il particolare marchio di stoner rock dei Pigs, ma dubito che ci stia davvero provando. Un affare decisamente poco sottile, è forse ironico che in un lavoro che raddoppia la propria celebrazione di tropi psichedelici e metal, sia come patchwork di riff collaudati o beato omaggio al rituale del metal britannico, sia al massimo sperimentale che i nostri sono al massimo della loro potenza!!!

 

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