PICASTRO – ‘I’ve Never Met A Stranger’ cover albumNelle note di copertina di “I’ve Never Met a Stranger”, l’ex membro dei Picastro, Owen Pallett, afferma che il corpus di lavori della sua ex band ‘è un monumento alla longevità, una dimostrazione che a volte un’idea ha bisogno di un decennio (o due) per essere pienamente realizzata’. Nel caso di Picastro, anche un pool di talenti dedicato non fa male. Il membro principale e visionario, Liz Hysen, li ha guidati come un work-in-progress in continua evoluzione che secondo Owen è sempre ‘in uno stato di transizione, irrequieto, alla ricerca di una nicchia sonora’.

Hysen e i suoi collaboratori nel corso degli anni mi hanno sempre colpito come avventurieri, esploratori affamati di nuove frontiere. Non ho mai incontrato uno sconosciuto che si attiene a quella tradizione, abbracciando l’incertezza e accettando forze al di fuori del proprio controllo. Per un disco ispirato alla pandemia, il tema è abbastanza semplice: quando improvvisamente ti ritrovi con tutto il tempo del mondo a disposizione, come fai a sfruttarlo al meglio? Per Liz, la risposta è stata realizzare un rilascio che la ricollegasse ad amici, colleghi e alle proprie muse attraverso il lavoro di altri. Una breve, ma potente, raccolta di cover, “I’ve Never Met a Stranger comprende brani dei Velvet Underground, dei Silt, degli Elfin Saddle, Fire on Fire e Richard Dawson i cui testi trasmettevano le esperienze e le emozioni di Hysen in quel momento. Per quanto ciascuno degli artisti originali sia individuale e inclassificabile, le loro parole sono universali quando si tratta di descrivere la nostra esperienza collettiva di pandemia: ‘A volte mi sento così felice, a volte mi sento così triste’ (Pale Blue Eyes dei Velvet Underground).

I co-cospiratori riuniti sulla presente opera accennano alla natura e alla direzione della raccolta di cinque canzoni. È affiancata da Luka Kuplowsky e Brandon Valdivia (Mas Aya) in “Tell Me White Horses” dei Silt; Nick Storring, Karen Ng (Badge Époque Ensemble), Matt ‘Doc’ Dunn e Marker Starling in “Pale Blue Eyes”; e Tim Condon (Fresh Snow), Germaine Liu, Soren Brothers (Man Meets Bear) e Mike Duffield (Beams, Blonde Elvis, Germaphobes) in “Man’s Been Struck By Hands Unseen” di Richard Dawson, “Hangman” di Fire by Fire e “Chaos Hands” di Elfin Saddle. Il risultato è un album diafano che si muove attraverso passaggi inquietanti ed eterei e voci simili a canti (“Chaos Hands”) a rilassate improvvisazioni simili a jam (“Man’s Been Struck By Hands Unseen” e “Tell Me White Horses”) e dissonanza lo-fi art-rock (“Hangman” e “Pale Blue Eyes”).

La cosa più sorprendente e impressionante di I’ve Never Met a Stranger” è che, anche quando sono finite e registrate, queste cinque canzoni sono l’incarnazione vivente della natura irrequieta a cui si riferiva Pallett. Ogni ascolto rivela elementi che giuri non c’erano l’ultima volta. È strano – eppure in qualche modo del tutto appropriato – che un disco basato sul collegamento di amici e comunità attraverso barriere e restrizioni pandemiche offra un nuovo incontro ogni volta che lo indossi!!!


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