Dove sarebbe potuto arrivare il buon Peter se la sua vita fosse proseguita nel lontano 1983 invece di terminare a colpi di martello. Ascoltando questa raccolta la domanda rimane in essere, troppo vario il materiale contenuto.
Ci vorrebbe un intero volume per documentare le gesta di Peter Ivers, autentico outsider anche nei circoli controculturali della California dei ’70. Originario dell’Illinois ma adottato dalla città degli angeli, il nostro avrebbe prefigurato nel corso di una breve ma intensa carriera molti degli sviluppi della musica popolare, dalle fluttuazioni jazz dell’album “Knight Of The Blue Communion” alle tentazioni power pop di “Terminal Love” del 1974, passando per una trasmissione da lui stesso condotta sulla tv via cavo – New Wave Theater – in cui avrebbe introdotto le future stelle del punk e post-punk americano (45 Grave, Fear, The Plugz, Johanna Went, The Dead Kennedys e The Surf Punks).
Per non parlare poi del brano “In Heaven (Everything Is Fine)”, scritta appositamente per il David Lynch di “Eraserhead”, successivamente coverizzata da Devo e Pixies.
Alla fine rimane veramente poco considerando il talento del nostro, soprattutto a livello compositivo come si evince dai 25 pezzi qui contenuti, fatti di materiale d’archivio e provini in studio. Falsetti e sussurri, l’armonica ed il piano, un percorso che si muove tra glam e soul ed una scrittura che passa con facilità da Marc Bolan a Neil Young infilandoci anche Stevie Wonder pur mantenendo un’identità personale ben precisa.
Un personaggio dal carisma enorme, un caposcuola senza mezzi termini. In una parola fondamentale se piace rovistate tra i “magnifici perdenti”!!!


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