‘…un’altra stranezza, era un album perso…Poi 21 idee abbozzate in 3 giorni! Il tutto dopo non aver scritto quasi nulla per circa due anni…’
La dichiarazione è di Paul Roland, una delle figure più complete e misteriose nella storia della musica (classe 1959). Uno scrittore, musicista, giornalista e studioso dei fenomeni paranormali che ha scelto di donare al mondo la sua arte anche e soprattutto attraverso pentagrammi e tessiture.
Raccontare di Roland e della sua carriera è quasi impossibile: la sua è una musica difficilmente ‘ingabbiabile in una definizione’: piuttosto rappresenta un complesso intreccio di numerosi stili musicali, a partire dagli anni ‘70. Roland si presenta, durante la sua carriera solista, in veste hard rock (quasi metal) o cantautorale (sulla falsariga di Cohen anche se con vena dark), oppure, con la stessa facilità, soft o art rock. Nel suo ventunesimo album, Paul tira fuori numerosi registri: musicalmente, il maestro del seducente macabro tra psych pop, musica dei cantautori, folk e colonna sonora difficilmente può essere classificato. Il fatto che il suo concerto al Danish Metal Magic Festival nel 2018 abbia comunque (?) Incantato il pubblico heavy metal parla di qualità che trascendono facilmente i confini dello stile, ed è proprio questo potere di fascino che solleva “Lair Of The White Worm” dalle pubblicazioni di questi giorni.
È soprattutto un narratore e, oltre alla voce e al linguaggio, la musica è un altro strumento per … piacevolmente raccapricciante! Trasmettere storie e dare loro una svolta o due oltre la presentazione verbale. Ciò non contraddice il fatto che il nuovo lavoro offre molto musicalmente. Oltre alla sua band, l’inglese ha anche riunito Nico Steckelberg (tastiere) e Joran Elane (voce) dalla band folk fantasy tedesca Elane. Gli intermezzi della colonna sonora di Nico danno una struttura all’album che è composta da canzoni, alcune delle quali – con fraseggio leggermente condiscendente – sono state lasciate in giro e quasi si sono perse. Dopo due anni abbastanza tranquilli ha abbozzato 21 idee di canzoni in soli tre giorni. Questo vigore ritrovato porta “Lair Of The White Worm” con la sua disinvoltura nel tempo di riproduzione di circa un’ora, in cui vengono toccati tutti i generi di passaggio. Quando Roland canta in “In Memory Of A Time Traveller”, ‘allora se solo potessi andarmene da questo mondo pazzo’, spunta colui che ha coltivato il campo in passato in cui band come Hexvessel hanno seminato da diversi anni.
Rendere giustizia alla musica di personaggi lontani come Paul Roland in una recensione tra migliaia è un’impresa megalomane. Con l’ambientazione della storia di Stoker e altre curiosità, il britannico trasferisce più di un genere completo della sua povertà artistica e musicale. Una tale combinazione di raffinatezza nella scrittura di canzoni, grazia e scherzosa malizia si trova solo raramente tra Gothic e Neofolk. Il risultato finale, nelle stesse parole del suo autore, è un prodotto che si muove tra passato, presente e futuro senza snaturare ciò che è stato e proiettando il nostro verso soluzioni e collaborazioni che, ad oggi, non è dato conoscere!!!
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