“For Their Lives” è il nuovo album degli americani Other Lives che tornano a cinque anni di distanza dalla pubblicazione di “Rituals”. La band dell’Oklahoma confeziona una raccolta di dieci tracce che, pur richiamando i lavori passati, guarda al futuro. Il trio, composto da Jesse Tabish (piano, chitarra e voce), Jonathon Mooney (piano, violino, chitarra, percussioni e tromba) e Josh Onstott (basso, tastiere, percussioni, chitarra e seconda voce), ha prodotto autonomamente il nuovo lavoro avvalendosi della collaborazione di Kim, moglie di Tabish che ha prestato la sua voce, e del batterista Danny Reisch che aveva già lavorato con la band durante le registrazioni del lavoro precedente.

Nel momento in cui, anno 2011, uscì “Tamer animals”, i ragazzi dell’Oklahoma sembravano un nome su cui puntare fortemente per ridare vigore al movimento neo-folk che stava perdendo l’attrattiva del decennio precedente. Questo non successe perché i nostri si dimostrarono maggiormente interessati a seguire un’ispirazione che li portasse in qualsiasi direzione musicale piuttosto che badare alle vendite, alle classifiche. Probabilmente non sentirono mai sulle loro spalle il fardello di essere parte di una scena in quanto certi di non far parte di nessuna di esse considerando che “Rituals” lasciava da parte quel suono aperto e spazioso per introdurre l’elettronica nella propria cifra stilistica.

Ora, ascoltando il nuovo disco di Jesse Tabish e soci, sembra che il gruppo statunitense abbia voluto mettere da parte per un attimo gli strumenti elettronici e recuperare sonorità autentiche per dar forma a un nuovo mondo sonoro. La nuova prova sulla lunga distanza degli Other Lives sembra trascinare l’ascoltatore in un’altra dimensione spazio-temporale. Eppure le dieci canzoni del disco sono piene di realtà. Ogni traccia, infatti, cerca di indagare il sentimento umano e lo spirito che muove ogni individuo ad affrontare il presente, a capire le dinamiche della società e a confrontarsi con i temi profondi della propria esistenza. L’album, inoltre, porta con sé un messaggio di speranza, intesa come uno dei valori fondamentali per vivere. Sono ritornati a suonare di nuovo come una band, in cui ognuno ha il proprio compito invece di usare stratificazioni sonore piene di riverbero. In questo modo la commistione di pop, Americana, orchestrazioni cinematografiche e una spruzzata di progressive danno luogo ad un disco art-pop che suona con eleganza e sincerità. L’intensità della musica è sostenuta dalla forza evocativa dei testi delle canzoni che, frutto di un processo introspettivo intrapreso da Jesse Tabish, guardano ai grandi temi quali la morte, l’amore.

L’ambiente sonoro di ogni traccia di “For their love” si costruisce sui suoni di chitarra, basso, batteria e tastiere che si intrecciano con quelli degli archi, come nella prima canzone del disco, “Sound of violence”. Questo album è arricchito, inoltre, da brani caratterizzati dall’uso delle campane tubolari e del clarinetto ma anche da quello dei corni e del sassofono. La lunga parte strumentale che introduce la traccia “All eyes / For their love” e il brano “Who’s gonna love us”, per esempio, riescono a fornire un’idea generale del lavoro di ricerca e sperimentazione musicale che sta dietro a questo disco.

Forse non potranno mai raggiungere quanto promettevano all’inizio di carriera, ma siamo di fronte ad un album che può segnare un nuovo inizio!!!


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *