Uscito il 3 settembre su Warp, “Space 1.8” è il debutto di Nala Sinephro, arpista e compositrice belga di stanza a Londra. Proprio qui ha raccolto attorno al proprio lavoro – registrato quando aveva 22 anni, tra 2018 e 2019 – un buon numero di compagni e compagne che abitano la scena neo-jazz della capitale inglese. Si va da Nubya Garcia a Lyle Barton e Eddie Hick, per citarne soltanto tre.
Affascinata dalla psicoacustica e dalla spontaneità in sede di registrazione, Sinephro non ha voluto utilizzare metronomi, per rendere il lavoro il più possibile vivo e naturale. Si è inoltre lasciata ispirare dalle frequenze emesse da un buco nero (un Si bemolle decine di ottave più grave del Do centrale) nella stesura delle composizioni, che si srotolano tra free e spiritual jazz dosati a puntino, minimalismo cosmico ed elettronica modulare.
Sono i suoni dell’ensemble jazz cosmico di Nala che si scatena – il minuscolo ‘wooo’ vocale in sottofondo su “Space 5”, le percussioni scattanti e nodose su “Space 3” – che fondano questo disco in un intrattabile, sconfinato e acuto senso di spontaneità. È una continuazione ricca e profondamente toccante dell’energia, dell’unicità e del virtuosismo per cui questo gruppo di luci di spicco, proveniente da Steam Down e da altre zone della scena jazz londinese, è silenziosamente famoso. Ed è tra gli elementi che alimentano “Space 1.8”, l’album di debutto profondamente salutare e sempre bello dell’arpista e sintetizzatore modulare, Nala Sinephro.
Durante i suoi 45 minuti di coinvolgimento totale, il lavoro è commovente ed emotivo in modi che possono sembrare così sottili e difficili da identificare, guarendo delicatamente, come guardare le onde salire e scendere. Questo deriva, senza dubbio, dalla meticolosa applicazione da parte di Nala della sua pratica come compositrice e musicista. È un approccio radicato nel suo studio delle frequenze, della fisica e delle proprietà nutritive del suono. Il modo in cui lo integra nella sua produzione unica e nel missaggio di strumenti dal vivo, sintetizzatori modulari e elaborazione audio multistrato qui è sorprendente.
Nella traccia “Space 6”, ci sono percussioni serrate e trascinanti, mixate insieme a un paziente e gentile vamp a due accordi sul sax e un synth altalenante, che si fonde per creare un suono intensamente rilassante e simile al respiro. Nella traccia successiva, la manipolazione sognante della nostra del sintetizzatore modulare imita il delicato ronzio circolare di un’astronave, che si muove a zig-zag prima di essere delicatamente sopraffatta da una delicata arpa.
Ci sono antecedenti al suono della giovane autrice belga: qui si sentono aspetti dell’Afro-Harp di Dorothy Ashby, di Alice Coltrane e di Pharoah Sanders, ma lei va ben oltre il semplice riferimento alle proprie influenze. È la pratica di Sinephro e la produzione che contraddistinguono questo album. Pochissimi dischi hanno questa capacità di renderti temporaneamente senza paura, ma su “Space 1.8”, Nala sfrutta il potere del suono per muovere e curare l’ascoltatore in modi reali ed espansivi.
Ma il più grande momento di chiarezza della raccolta arriva nel breve “Space 5”. In questo bagno sonoro incentrato sul sax e sull’arpa, il suono di un battito cardiaco amplificato e costante tiene il tempo. La sua posizione al centro dell’album sembra intenzionale: gli spazi di Sinephro non solo si sentono pieni di vita, sono costruiti anche con i suoi stessi suoni, ricordandoci di non darlo per scontato!!!
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