MYRIAM GENDRON – ‘Ma Delire: Songs Of Love Lost & Found’ cover albumMyriam Gendron gioca con le risonanze tra musica vecchia e nuova nel suo ultimo album, rifrangendo le tradizionali melodie folk del Quebec attraverso i decenni di musica che ne hanno tratto. Sarebbe un cliché definire le sue adorabili canzoni senza tempo, ma esistono in qualche modo in tutti i periodi insieme, come erano nel Canada pre-industriale, come risuonavano durante il revival folk degli anni ’60 e come potrebbero prendere forma ora, in un’era di rumore e trovato suoni e loop di nastri.

Considerate, per esempio, la sua versione originale di “Go Away From My Window”, uno dei primi pezzi mai scritti dal ricercatore di canzoni e compositore folk americano John Jacob Niles, interpretato da Marlene Dietrich e incorporato da Bob Dylan nella sua canzone del 1964, “It Ain’t Me, Babe”. È una canzone che ha echeggiato liberamente attraverso il canone del folk rock, e Gendron la consegna direttamente con una voce piena di ombre vellutate. È fresco e disadorno come il caffè mattutino.

Oppure prendete la lingua francese “Poor Girl Blues”, che combina una canzone popolare citata da Leonard Cohen con una melodia blues molto antica. Il pennarello è intricato, ma limpido, il canto schietto, ma ombreggiato da piccoli bagliori di vibrato. Ha il rimbalzo e la certezza della musica molto antica; ogni pezzo è nascosto al suo posto. Eppure c’è un po’ di anomia postmoderna nel modo in cui Myriam corteggia le ambiguità del brano.

Fa ancora più di un salto nella traccia che segue, “C’est Dans Les Vieux Pays”. Qui, porta Bill Nace a suonare una linea distorta di chitarra blues elettrica che vi ricorderà Bill Orcutt ed evocherà un velo mutevole della realtà con inquietanti loop di nastro. Canta, semmai, in un modo più parsimonioso e più tradizionale, scavando più a fondo nella sua gamma per un impatto più crudo. Il finale caotico e infuso di rumore della canzone è moderno come dopodomani, primitivo come la preistoria, allo stesso tempo e molto bello.

La title track esegue una sorta di alchimia simile tra semplicità ed esperimento, rinforzando schemi radiosi di chitarra acustica con il sibilo della distorsione e il suono di voci semiascoltate. La canzone sembra una sorta di diorama storico, che riproduce la vita ordinaria di tanto tempo fa in modo da poter vedere come stavano le cose. Eppure, quando la nostra inizia a cantare, con la sua voce squillante e morbida, sembra anche in questo momento, il dolore è ancora fresco, la normale progressione degli eventi che stanno ancora accadendo intorno a lei.

E mentre discutiamo della fluidità del tempo, come sembra che dobbiamo, consideriamo “Le Jeune Fille En Pleurs” a firma autografa, dove porta Chris Corsano per alcuni splendidi passaggi percussivi slegati che si alzano e svaniscono in onde sotto la sua costante melodia liquida. La traccia è reale come la vostra mano davanti a voi, mentre distilla anche idee astratte su caos e ordine, persistenza e cambiamento. Sicuramente un trucco, ma piuttosto adorabile. Album meraviglioso!!!


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