MIKE MATTISON- “Afterglow”Forse il nome Mike Mattison può essere poco conosciuto, eppure sono certo che in parecchi sappiano chi sia, almeno indirettamente. Il buon Mike, infatti, è voce aggiunta e autore nella Tedeschi Trucks Band, ma è pure titolare di un gruppo di ottimo livello quale gli Scrapomatic, poi autore in proprio con due lavori solisti, “You can’t fight love” uscito nel 2014, e il nuovo “Afterglow” anche questo dato alle stampe dalla Landslide Records.

Nel disco Mattison suona la ritmica (regalo di Derek Trucks) e canta e viene affiancato da Tyler Greenwell della TTB, e anche degli Scrapomatic. alla batteria, nonché co-produttore dell’album, Dave Yoke, anche lui compagno di avventura in entrambe le formazioni, che vengono aiutati da Frahner Joseph, bassista degli ottimi Delta Moon, Paul Olsen chitarra e co-autore con Dave e Derek Trucks della title-track, mentre le parti di tastiera aggiunte in un paio di brani sono di Kofi Burbridge, lo scomparso membro (nel gennaio 2019), della TTB e nel resto del disco di Rachel Eckroth della band di Rufus Wainwright.

È difficile essere il cantante di una band guidata da chitarristi. È ancora più difficile quando il tuo nome non è in quello della band. E io empatizzo con Mike Mattison, cantante della Tedeschi Trucks Band (e della Derek Trucks Band prima di allora), perché è stato difficile per lui ottenere ciò che gli spetta come cantante. Speriamo che “Afterglow”, il suo secondo album solista meravigliosamente intimo, possa essergli di aiuto nel trovare la sua giusta collocazione.

Come visto i musicisti impegnati nel lavoro sono quelli del solito giro , ma non lo è lo stile dell’album, non è il solito rock blues venato di R’n’B di stampo sudista della TTB, né è lo swamp-blues-rock degli Scrapomatic, ma piuttosto si muove minimale ed intimo tra folk, country e roots, che ti fa sentire proprio come Mattison vorrebbe, mentre sta cantando per te.

Tutto è ben udibile nell’introduttiva “Charlie Idaho”, una sorta di bellissima murder ballad ispirata da una storia riportata nel libro di Alan Lomax “The Land Where The Blues Was Born”, ricca di pathos e suonata con classe e raffinatezza dai vari musicisti, con una specie di “chitarrone” ricorrente e il piano, che caratterizzano l’atmosfera sospesa della canzone. In “Deadbeat”, una melodia guidata dal pianoforte, canta “Ho preso tutti i farmaci che posso” prima di entrare in una dichiarazione drammatica: ”Fannullone”.

Il nostro proviene da Minneapolis, è amico dei Jayhawks e nel pezzo omonimo vira verso il country, con un andatura brillante e gioiosa sempre percorsa da una chitarra sbarazzina e da preziosi intrecci vocali che ricorda molto il gruppo di Gary Louris. La connessione di Minneapolis compare anche in “I Really Miss You”, che è un groove soul degli anni ’70 che vede Mattison incanalare la voce in un falsetto che fa tanto Prince. È scritto insieme a Kofi Burbridge, con l’organo sempre accattivante di Kofi, per una traccia che si rivela una morbida soul-ballad e che mette in mostra il lato più ‘black’ di Mike.

È sempre strano quando qualcuno associato a gruppo fa un album da solista. Mattison scrive canzoni in tutti i suoi progetti e sta lavorando con molte delle stesse persone delle sue solite band. Perché non ha potuto semplicemente fare queste melodie con quelle formazioni? La risposta è la bellezza di “Afterglow”: è il legame personale del nostro a queste canzoni, che probabilmente non funzionerebbe così bene nei gruppi di cui fa parte.

Così, mentre sta cantando e scrivendo come fa sempre, l’opera rivela un lato di Mike che spesso non si arriva a vedere. Ma è un lato che tutti dovrebbero ascoltare!!!


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