La musica della compositrice berlinese Maya Shenfeld è tanto potentemente evocativa quanto sorprendentemente intima. Attraverso una padronanza della scultura del suono e un approccio visionario alla composizione, Shenfeld si è affermata come una delle voci più vitali della scena ‘New Music’ di Berlino.
Il suo lavoro esiste in spazi liminali, abbattendo i confini tra sintesi elettronica e suono organico poiché attinge ugualmente dalla tradizione classica e dallo sperimentalismo underground. Ogni aspetto della sua produzione, dalle installazioni sonore site-specific ai lavori per nuovi ensemble musicali e persino suonare la chitarra in gruppi punk, combina un’astuzia tecnica con un’espressione dell’anima autentica e tangibile.
Il disco di debutto da solista di Maya, “In Free Fall”, fonde la grandiosa visione della musica orchestrale con la granularità e l’intimità dell’ascolto profondo, esplorando una tensione tra un’architettura compositiva perfettamente strutturata e la pura gioia del rumore e del feedback.
Il background musicale della nostra è vario: ha suonato in gruppi punk, ha composto per nuovi gruppi musicali e ha lavorato in un contesto artistico. In “In Free Fall” cerca di distillare le sue esperienze in un insieme coerente, e lo fa prendendo spunti tematici dall’artista e teorico tedesco Hito Steyerl, il cui lavoro è citato nel titolo. La berlinese, originariamente, si è formata come chitarrista classico e ha studiato composizione prima di ampliare i suoi orizzonti con il punk e l’improvvisazione. Più recentemente, ha studiato con il mago della modularità italiana, Caterina Barbieri, la cui influenza incombe nelle armoniose composizioni di Shenfeld guidate dai sintetizzatori.
L’opener, “Cataphora”, è stato scritto mentre Maya era in residenza con Barbieri e presenta Kelly O’Donohue che suona gli ottoni, che viene elaborato lentamente e in modalità pensierosa fino a quando non diventa chiaro dove finiscono gli ottoni e inizia il sintetizzatore. James Ginzburg di Emptyset appare in “Mountain Larkspur” e i due mostrano le loro registrazioni, in cui scolpiscono i muscoli ingegneristici del Bethanien Youth Choir, registrate in una piscina abbandonata. È un ambiente vocale riverberante e gassoso che suona come Arvo Pärt orchestrato con Grouper e Biosphere.
Altrove, la compositrice rispolvera un po’ della grinta sulla nitida e pulita “Sadder Than Water”, una traccia che arranca con un senso barocco del tempismo e della struttura. Questo suggestivo mix di vecchio e nuovo non è un milione di miglia dalle registrazioni di “Switched on Bach” di Wendy Carlos guidate da Moog, ma la nostra esprime un senso di sventura più contemporaneo che è completamente in linea con le sue inebrianti influenze.
Sperimentazione e un approccio spontaneo creano una commistione in grado di convivere perfettamente grazie ad una forza ipnotica capace di liberare corpo e mente da qualsiasi elemento superfluo!!!
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