MARY ELIZABETH REMINGTON – ‘In Embudo’ cover album“In Embudo” di Mary Elizabeth Remington evoca “Song of Myself” di Walt Whitman. Questa è musica della terra dove ‘ogni atomo che mi appartiene come buono appartiene a te’. Non c’è niente di famoso qui; ma questa è musica americana molto democratica. È la musica che elegge i grandi presidenti. È la musica che dà alla cameriera un paio di dollari in più. Questa è musica dove nessuno si sente escluso. E, come ho letto da qualche parte, ‘questa musica ha mani melodiose e callose da spaventapasseri’.

In un certo senso, questo è a volte stranamente surreale come la prosa battesimale di Jack Kerouac, con un ronzio ansimante scolpito in ogni scanalatura della capanna di tronchi. Questa è roba essenziale che trova le sue melodie nel Moose Branch River del Massachusetts.

“All Words” è una chitarra acustica e una melodia vocale piena di sentimento incorniciata da leggere percussioni metalliche e immensa bellezza. La canzone galleggia sulla saggezza invecchiata. Mi viene in mente la dolce semplicità ambrata di Vashti Bunyan, così come i suoni cupi registrati da bobina a bobina della cantante folk tedesca meno conosciuta, Sibylle Baier, il cui album, “Color Green”, contiene anche la bellezza grezza della tarda notte.

Le voci (condivise con Adrianne Lenker di Big Thief!) vengono alla ribalta in diverse tracce. “Dresser Hill” è una morbida riflessione sull’amore di una vita. E idem per “Mary Mary” mentre le due voci danzano lentamente con la grazia di un inno, e una piccola risata con sogghigno nel mezzo dell’armonia, punteggia il tocco intrecciato a mano dell’album. In effetti, “Green Grass” è una breve richiesta di felicità da parte di un solista. La parte di Mary Elizabeth è ‘selvaggia e andata a seme’, e lei non spera altro nella vita.

La band (Mat Davidson al basso e steel drum e James Krivchenia alle percussioni) contribuisce a “Fine Fire”, che ha una melodia stregata e una voce drammatica. Questa è una proposta adorabile, con saggezza ancora più invecchiata, voci armoniche e una chitarra acustica sensibile.

“Tuesday” ritorna all’armonia vocale del letto di piume. Quindi, al contrario, “Mother” è un’altra melodia con voce solista che diventa incredibilmente psicologica con semplice saggezza. Questa è la tenerezza personificata e sposta la musica folk nel mondo dell’arte profonda. Al contrario (di nuovo!), “Wind Wind” scivola su un giro di petali d’acciaio e sulle ali lente di una dolce melodia. E “Water Song”, con leggere atmosfere naturalistiche, abbraccia un’aura orientale attraversata dalla solennità di una preghiera gospel.

Il brano conclusivo, “Country Roads”, ritorna al suono completo di chitarra acustica, basso, percussioni e salvezza vocale che sente il ‘sussurro’ di quelle ‘foglie d’erba’ che sfiorano (forse!) l’impossibile circonferenza di un Nick Drake.

Al termine si ha la sensazione di essere in pace con sé stessi in un mondo in cui non esistono più conflitti, solo momenti di silenzio, dolcezza e brividi di gioia. Una meraviglia!!!


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