cover album MARGO PRICE- “That's_How_Rumors_Get_Started”Margo Price ha abbandonato la Third Man Records di Jack White per approdare alla multinazionale Universal. E, nel corso dell’anno, come annunciato durante le sue interviste per promuovere questo disco, darà alle stampe un libro di memorie. Considerando il fatto che la sua discografia conta appena tre album, sembra un atto leggermente presuntuoso. Sono trascorsi appena quattro anni dal suo debutto “Midwest Farmer’s Daughter”, attestatosi nella ‘top ten’ dei dischi più venduti, suscitando una certa sorpresa in quanto non trainato da nessun singolo, cosa alquanto strana in un paese come gli Stati Uniti. Ha ottenuto paragoni con Bobbie Gentry e Loretta Lynn, e fu collocata in quello che è stato soprannominato il rinascimento del movimento ‘Outlaw country’. Ma quando divenne una figura celebre, Price aveva già vissuto abbastanza per riempire un libro. I suoi genitori persero la fattoria quando era bambina nella recessione a metà degli anni ’80 che ha dato origine ai concerti del ‘Farm Aid’ a supporto delle famiglie colpite. La sua carriera musicale fu iniziata da un’epifania psichedelica alimentata dalla psilocibina. I suoi anni a Nashville la videro ridotta a commettere un piccolo furto per sopravvivere, ciò comportò un periodo in cui dormiva in una tenda, la morte del figlio neonato, che la fece precipitare nelle braccia dell’alcol, che culminò in un incidente d’auto e in un breve periodo di detenzione in prigione. Quindi, forse, un’autobiografia non è proprio un atto supponente!

Non devi essere un’enciclopedia vivente della storia musicale di Nashville per renderti conto che la vita di Price potrebbe fornire i testi per non so quante canzoni country. Le sue esperienze sono state debitamente riversate nell’album di debutto e evidentemente la perseguitano ancora. Su “That’s_How_Rumors_Get_Started” canta: ‘Se non ti spezza, potrebbe solo renderti più forte’, su “Twinkle Twinkle”, attorno ad un riff sgraziato con chiaro accenno ai Led Zeppelin nel suo DNA, aggiunge, cupamente,: ‘Potresti non arrivarci mai, e lungo il percorso diverrai una troia’.

C’è del risentimento dettagliato nella title track e in “Stone me”, un insistenza sul fatto che si è quasi spezzata in due per pagare i suoi debiti, un’angoscia nei testi che fa da contrasto agli arrangiamenti carezzevoli, così come alle sonorità splendidamente seducenti da parte dei musicisti in studio. Altrove, c’è il timore che il successo possa essere fugace – ‘Non dimenticherò com’è essere poveri, potrei esserlo di nuovo, questo è sicuro’ – e preoccupazioni per l’impatto della fama sul proprio matrimonio e la sua assenza nelle vite dei figli. Questi sono argomenti di cui scrive in modo acuto, con una notevole mancanza di sentimentalismo appiccicoso, nessuna meschinità quando l’argomento riguarda i propri figli. Come l’album stesso – 10 canzoni fatte e spolverate in meno di 40 minuti – i suoi testi sono incisivi, appuntiti e senza alcuna sdolcinatura.

Il sound si avvicina maggiormente alla California degli anni ’70 che non al conservatorismo del Tennessee. “What Happened to Our Love?” e “Prisoner of the Highway” con il loro organo gospel e le voci di supporto evocano di più quella musica di cinquanta anni fa, punto di confine tra country e southern soul. Non “Heartless mind” che sembra richiamare le new-wave oppure la seconda ‘British invasion’ dei primi anni ottanta.

Ragazza di talento che nel futuro potrà cimentarsi con qualsiasi cosa le passi per la mente, tanto da affermare che potrebbe trattarsi di un album di psychedelic-gospel!!!


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